sabato 5 dicembre 2009

L’omosessualità raccontata. “Una famiglia normale”: il libro di Stefano Bolognini


ROMA - Ci incontrammo in un Cafè al centro di Roma e l’intervista non durò che mezz’ora ma
si rivelò un torrente di rivelazioni, d’informazioni, di verità. Un fiume in piena pronto a spazzare
qualsiasi dubbio o pregiudizio proprio come il suo libro, “Una Famiglia Normale” edizione
Sonda, dove attraverso le interviste, a madre, padre, nonna, zia, fratello e cugino con rispettive
compagne, fidanzato e suocera l’autore ricostruisce e racconta come la sua famiglia, di stampo
tradizionale, ha reagito di fronte alla sua omosessualità, in un reportage che scava reazioni e
sentimenti, ansie, difficoltà e gioie.


Stefano, un bel sorriso sul volto intelligente e uno sguardo furbesco quasi a dir stai tranquillo, so io quel che faccio e che dico. Il meglio dell’autore è sempre nel libro, mai nella persona che lo ha scritto, eppure la prima cosa a colpirmi di Stefano Bolognini è l’agilità del suo cervello: riesce a dire quello che vuole e a tacere quello che vuole con la sveltezza dei maghi che tolgono un coniglio dal cilindro. La sua parlata è semplice, appena snobistica per via del suo accento bresciano: rende accettabile tutto quello che dice. La sua costruzione della frase è familiare, simpatica: trasforma allegramente anche discorsi noiosi. Trascorsi con lui dei minuti gradevolissimi durante nei quali giocai a fare l’avvocato del diavolo, basandomi su una precisa scelta morale: decisi di vestire i panni di quell’Italia cafona, bigotta vile e ignorante. L’Italia che conservatrice che vegeta nell’oscurantismo e nell’oscurantismo ci sta bene. Insomma un Italia che è (ahimè) la mia Calabria. Lo stuzzicai con domande di chi non sa nulla e non conosce nulla, le domande di una persona che vede nell’omosessualità una devianza mentale, una perversione (come la definisce la chiesa). Di chi vede negli omosessuali un pianeta a parte un mondo a parte, che gli omosessuali li ha solo visti in tv e al cinema sbeffeggiati e stereotipati. Tutto questo per far capire a chi la pensa così, che gli omosessuali non sono una fauna speciale e trattarli come se vivessero su un altro pianeta è stupido e privo di senso. Ciò che interessa agli eterosessuali interessa agli omosessuali. Si parla di dignità, diritti e doveri. Questa intervista non vuole essere nulla di più di ciò che è, un introduzione alla conoscenza di una realtà sociale che ci appartiene. Una conoscenza che può essere approfondita con la lettura di uno del libro-inchiesta più interessante di quest’anno “Una Famiglia Normale” di Stefano Bolognini. E tornando all’autore e alla nostra intervista, allorché lo lasciai, sapevo di lui ancora di meno di quand'ero arrivato. Ciò mi convinse dell'unica cosa sulla quale non possono esistere dubbi ed equivoci: che è un uomo. A differenza di molti che si definiscono tali egli è un uomo coraggioso ed onesto.

Inizierei dal titolo del tuo libro “Una famiglia normale” ma soprattutto mi concentrerei su questo termine, “normale”. Cosa significa per te la normalità?
"Un famiglia normale è esattamente quello che desideravo quando da ragazzino 15enne vedevo i miei compagni con la fidanzata che, prima o poi, nell’ipotesi il loro rapporto fosse andato “bene”, una volta cresciuti si sarebbero sposati e avrebbero avuto dei figli. Quella famiglia normale o tradizionale se vogliamo in qualche modo mi veniva preclusa perché mi sembrava chiaro già nella mia adolescenza che essendo omosessuale mi muovevo su binari diversi da quelli della presunta
normalità"

Ma cos’è la normalità?
"Ne esistono tre tipi se vogliamo andare a guardare il punto di vista
sociologico, essa è quello che fa il 90% di persone se vogliamo usare un dato statistico".
Ma per te? "Per me era quello che vedevo in casa, il rapporto tra genitori che non potevo
replicare amando gli altri uomini. Quindi questa era la sostanziala differenza. Quella famiglia
normale, invece, a distanza di 10 anni una volta cresciuto me la sono ritrovata. Pur essendo
fidanzato con un uomo, e questo è quello che ho voluto raccontare nel mio libro".

Perché scrivere questo libro?
"Perché era un libro che mancava. Mancano le testimonianza
di omosessuali che raccontano semplicemente la loro esperienza. Ho fatto da segretario ad un
parlamentare, Franco Grillini, e nel suo ufficio mi capitava di stare spesso a stretto contatto con
diversi giornalisti, questi mi chiedevano, quando si parlava di omosessualità soprattutto in tv, “i
casi umani”
: una coppia che uno sia nero ed un albino ovviamente è un esempio, per far capire
quanto fosse al straordinarietà dell’omosessualità che secondo questi giornalisti era notizia.
Invece è notizia l’estrema normalità dei rapporti affettivi, quando a 18 anni dopo una partita di
calcio un mio amico mi disse “ cavolo, ma tu hai i medesimi problemi che ho io con la mia
fidanzata”
, in quella frase è riassunto quanto siamo simili".

Leggendo ho notato che i personaggi intervistati hanno tutti accettato la tua omosessualità la vedono come uno stato di normalità, ecco questa famiglia così idilliaca può lasciare scettico il lettore. Possibile che chiunque nella tua famiglia ti abbia accettato, cosa e chi hai perso nel tuo coming out? E perché non lo hai inserito nel libro? Sembra un po’ ritoccato…
"Assolutamente no, semplicemente manca una parte della mia famiglia. Mi sono chiesto in principio “cos’è una famiglia”. E per me famiglia è composta da quelle persone con cui si hanno delle relazioni continuative e affettive di solidarietà. Tutte le nomali famiglie italiane hanno un diverso grado di vicinanza con i parenti. Io con alcuni sono riuscito ad avere questo tipo di rapporto sereno. Ma più che completa accettazione io credo che
siano sereni, esprimono comunque dei loro dubbi…"

L’ho notato leggendo il libro, e mi è sembrato di notare anche una forzatura del termine famiglia, parlando del tuo rapporto col tuo compagno ad ogni intervista chiedi all’intervistato “per te siamo una famiglia?”, va da se che tua madre, ad esempio, pur ha accettando il rapporto con il tuo compagno non riesce a considerarvi una famiglia…
"Il mio testo vuole testimoniare che una famiglia etero tradizionale può avvicinarsi ad una famiglia gay, può cercare di capirla, può interloquire cioè si può parlare nella famiglia tradizionale italiana di omosessualità. Dall’altra parte però permangono dei dubbi per esempio: tutti i miei parenti pur accettando l’omosessualità non capiscono cosa sia il gay pride e lo condannano. Mia madre dice, soffrendo, che quando vede me e il mio compagno non vede una famiglia. Vede un unione, vede un grande amore però secondo lei la famiglia è uomo e donna".

L’omosessualità e ritenuta, da alcuni, una anormalità ancora oggi. Potresti spiegare cos’è l’omosessualità insomma, è una devianza? Una scelta?
"Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’omosessualità è una normale espressione dell’orientamento sessuale umano. È tra le opzioni dall’eterosessualità,al lesbismo, al transessualismo tutto questo è “normale” come dice il titolo. Gli studi scientifici in qualche modo hanno cercato di dare larisposta su che cosa sia il problema di fondo secondo me è una domanda
mal posta. Cos’è l’eterosessualità? Perché si è eterosessuali? Basta agli eterosessuali sapere che sono dei riproduttori e devono portare avanti la specie per esaurire quella che può essere l’esperienza umana?".

Perché pensi che l’omosessualità sia ritenuta in Italia, ma non solo, una forma di devianza ancora oggi?
"C’è più un pregiudizio storico che lega l’omosessualità al vizio, alla diversità, allo sbaglio, all’errore, alla malattia. Ci portiamo dietro una serie di aggettivi non piacevoli. Cosa c’è di
deviante in un individuo omosessuale? Mi sembra molto lontano come termine dal raccontare la realtà di un omosessuale".

Per te l’omosessuale fa parte di una minoranza come nella storia ne hanno fatto parte le donne, gli ebrei ecc. ?
"Al giorno d’oggi si. Perché esiste una minoranza di gay visibili che è una minoranza nella minoranza. E partecipano insieme agli eterosessuali alla costruzione di un futuro migliore
e come minoranza subiscono pregiudizi, diffidenze. Sarebbe lungo farne un discorso paraganando minoranza ebraica e minoranza omosessuale anche se è interessante nella percezione di omofobia. Nessuno oggi si sognerebbe di dire “ebrei al rogo” o nel caso dovesse accadere dal punto di vista istituzionale ci sarebbero delle prese di posizioni davvero dure. Pochi mesi
fa Pier Gianni Prosperini (nda. Assessore regionale ai giovani, allo sport e al turismo della Regione Lombardia di Alleanza nazionale) ha detto “garrottiamo gli omosessuali”. Ecco la garrotta è costituita da un cerchio di ferro fissato ad un palo, che viene stretto mediante una vite attorno al collo del condannato, fino a provocarne la morte per strangolamento. Ecco quella
dichiarazione non ha avuto peso, questo sta a significare che vi è minoranza da questo punto di vista. In più un ebreo nasce in una famiglia ebraica perciò porta su di se tutta una tradizione che gli viene trasmessa, l’omosessuale nasce in una famiglia eterosessuale generalmente. E quindi
si trova da solo a dover prima di tutto avvicinarsi a quel tipo di cultura che gli è più congeniale".

Mi chiedo perché in una società dove tutti possono convivere liberamente cioè senza dar scandalo, senza essere condannati o considerati reprobi, gli omosessuali sentano l'improvviso e acuto bisogno di sposarsi davanti a un sindaco o a un prete.
"La non possibilità di non sposarsi pone una differenza e per questo nasce la discriminazione. Io eterosessuale ho un diritto e dovere quello di sposarmi se lo volessi, io omosessuale no. Da questo sbarramento nasce la volontà della comunità omosessuale di voler accedere all’istituto matrimoniale. Ma non è facile, alcuni omosessuali sono per il matrimonio civile, altri per quello
religioso (i cattolici che sono una minoranza), altri per l’abbattimento della famiglia tradizionale -questo perché la famiglia e il luogo dove nasce l’omofobia-. Altri sono come me, solo per le unioni civili, io considero il contratto matrimoniale un contratto troppo rigido, crea diritti e doveri anche post morte. Ma ci sono anche problemi di vita quotidiana: la coppia che si trova di fronte a discriminazioni belle e buone e il caso della famiglia che non consentiva al fidanzato che viveva magari da dieci anni con il figlio di assisterlo in ospedale perché in ospedale possono assistere solo i parenti. La richiesta di accompagnamento, di ferie. Quando parliamo di unioni civili, non parliamo solo di diritti ma anche i doveri di portare avanti una coppia".
Si parla spesso di diritto di adozione per le coppie omosessuali, ma un bambino non è un cane o un gatto da nutrire, alloggiare e basta. Non pensi che l’adozione da parte di coppie omosessuali possa sovvertire il concetto biologico di famiglia?
"Cos’è un concetto biologico di famiglia? Non esiste un concetto biologico di famiglia perché la famiglia è una costruzione sociale umana. In natura non esiste la famiglia".

Un bambino nasce da un padre e una madre. Non si può consegnare un bambino, cioè una creatura indifesa e ignara, a genitori coi quali egli vivrà credendo che si nasce da due padri o due madri non da un padre e una madre…
"Faresti la stessa domanda ad una donna single? Ad un padre single? A due nonni perché non hanno l’età giusta? Io credo che un bambino abbia bisogno soprattutto di amore. E sia una coppia di omosessuali quanto una coppia di eterosessuali può darlo. Però penso che sia un falso problema. Lo è perché non ci sono abbastanza bambini adottabili in Italia per il numero di coppie eterosessuali che chiedono l’adozione, quindi credo che il problema dell’adozione gay non si porrà nel nostro paese in futuro. Sono fermamente convinto che l’adozione sia un diritto del bambino e non del genitore. E quindi se dal punto di vista si scoprisse che, una coppia di omosessuali non è in grado di crescere un figlio sarebbe da vietare. Il problema è che non è così, decine di saggi stabiliscono che nella crescita il figlio di coppie omosessuali è esattamente identifico al figlio di una coppia etero anzi, ha un qualcosa in più, crescono più tolleranti".

Tu vivi alla luce del sole la tua sessualità, hai mai ricevuto atti
intimidatori sei mai stato vittima di comportamenti omofobi?

"Due volte ma non era nulla di rilevante: ero mano nella mano col mio fidanzato al testaccio e un gruppo di quindici stranieri ci urlato “froci”. Però a questo livello e con la coscienza acquisita non ti turba. D’accordo lo percepisci e ci pensi, del resto erano 15 contro due e le storie degli omosessuali picchiati ci sono, però direttamente no; nemmeno sul lavoro cose di questo tipo. Anche perché credo che essere visibile mi ponga in una posizione di forza, è difficile discriminare una persona che è visibile e quindi apertamente omosessuale perché non te le manda a dire insomma. Non vuol dire sbandierare la propria sessualità semplicemente se mi si chiede se ho una fidanzata rispondo: “ no ho un fidanzato”ed è questa la mia realtà".

Pacs, Dico e adesso Didore, pensi che ci sia davvero un volere da
parte dei politici o meglio dei politicanti nel realizzarli. Il governo di sinistra ha dimostrato di non esserne capace e adesso che vengono proposti i Didore sia PDL che PD si oppongono fermamente e…

"Vi sono stati 80 firmatari secondo il Ministro Rotondi, che ha rilasciato un intervista al “Tempo” sulla proposta di legge. Quindi un numero elevato. C’è da dire che è una proposta di legge che non soddisfa gli omosessuali anzi è addirittura penalizzante nel senso che non consente ad esempio la reversibilità della pensione. È più una via gradualistica, penso che in Italia succederà come in Inghilterra bocceranno due volte le unioni civili e arriveremo direttamente al matrimonio gay che in Inghilterra si chiama Civil Partnership Act".

Ascoltandoti pensavo che gli omosessuali non possano dare esempio di forza. Perché sono senza autorità, incerti, malsicuri e non sanno comandare. Lo hanno dimostrato con il precedente governo quando avevano le redini del potere o meglio la comunità omosessuale era rappresentata in parlamento…
"Ma si può dire chiaramente che la sinistra non ha avuto la volontà di approvare un progetto di legge come questo, anche per l’opposizione della chiesa, ovvio, ma perché a mio parere la
sinistra non ha ancora fatto i conti con l’omosessualità".

Hai citato la chiesa a questo proposito la Francia di Sarkozy si prepara a presentare all’Onu una proposta per depenalizzare l’omosessualità in tutto il mondo, cancellando le leggi che adesso penalizzano l’amore fra persone dello stesso sesso con la galera e addirittura con la condanna
a morte. Il primo stato ad opporsi è stato il Vaticano…

"Il documento che veniva presentato all’ONU era molto chiaro, si chiedeva agli stati di eliminare
dai loro codici civili e penali quelle leggi che incarceravano o punivano con la pena di morte gli omosessuali. Arrampicandosi sui vetri la Chiesa ha chiesto di non approvare questa depenalizzazione mondiale, che è una dichiarazione d’intenti ma che potrebbe rappresentare un passo importante, sostenendo che di lì a poco la cosa avrebbe acconsentito alle unioni civili e alla distruzione della famiglia tradizionale. Penso che sia un atto gravissimo
ma che viene da uno stato che ha eliminato la pena di morte da pochi anni, che rimane una monarchia assoluta e…".

Pensi che sia eccessivo il rilievo che si dà alle posizioni vaticane in
merito all’omosessualità?

"Penso di si, ma non mi capacito del fatto che tutti i TG tutti i giorni ci informino su ciò che ha detto il santo padre, in quanto ciò che dice il Santo Padre riguarda una buona fetta d’italiani però non tutti".

È normale che la chiesa faccia la chiesa, è così da secoli ormai forse la
comunità omosessuale dovrebbe pensare ad altro.

"Se da quel balcone ti senti continuamente dire che sei sbagliato, che non sei fatto per la famiglia, che puoi vivere da omosessuale ma devi vergognartene e addirittura si è arrivati a dire l’omosessualità è una perversione, e poi ci sono dei tentativi cattolici di curare gli omosessuali in eterosessuali, se pensiamo a tutto questo ti rispondo che è semplicemente una reazione di banale difesa ed è anche blanda".

Che consiglio daresti ad un padre o ad un madre che ha appena saputo
che suo figlio è omosessuale?

"Respirare profondamente, pensare di leggere il mio libro e comunque di non immaginare un futuro per forza fosco, depresso, triste. L’omosessualità, come l’eterosessualità, può dare un sacco di soddisfazioni e non sto parlando dal punto di vista semplicemente sessuale ma umano, sociale…".

A chi pensi possa servire questo libro, forse alla famiglia?
"Lo consiglierei a tutti gli eterosessuali che vogliono almeno cercare di capire la prospettiva di un omosessuale, che vogliono andare oltre. Penso possa servire agli omosessuali che non si dichiarano, ci si mette in una posizione di forza; io l’ho fatto e la mia famiglia è del nord da una cittadina relativamente piccola. Alle madri che temono che i loro figli siano omosessuali e cercano di prevedere come sarà il loro futuro e intendiamoci, non voglio tracciare un futuro, ognuno sceglie di fare di se ciò che crede".

Stefano, cosa significa essere un uomo?
"Essere uomo vuol dire fare i conti con se stessi fino in fondo e non avere paura di esprimere la propria verità anche se è stigmatizzata. Insomma lottare...e godere, perché noi abbiamo una vita sola...almeno noi atei!".

Scritto da Simone Alliva
Lunedì 12 Gennaio 2009

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