martedì 1 dicembre 2009

Così è se vi pare

Vi sono persone che insistono nell’affermare l’idiota principio dell’oggettività giornalistica, a queste persone piace riempirsi la bocca di parole come oggettività,neutralità e verità. Ma che cosa significa “dire la verità”? Significa dire quello che si è visto, quello che si è sentito? Io, nei miei articoli, dico sempre quello che ho visto, quello che ho sentito.

Questi, che io chiamo, “ maestri di vita”- che poi sono sempre degli estremisti di destra o di sinistra- fanno molta confusione tra obbiettività,neutralità e imparzialità. L’ho detto mille volte, non credo nell’obbiettività, non esiste l’obbiettività, credo in quello che vedo e in quello che sento. L’obbiettività è impossibile: la visione del mondo di ciascuno di noi è un impronta originale che condiziona il suo modo di vedere le cose e di giudicarle di conseguenza. Nessuno può essere obbiettivo,nemmeno neutrale. Non si può pretendere che tutti vedano tutto allo stesso modo, con la stessa scala di valori. Né si può immaginare che un essere vivente non partecipi a un avvenimento con le sue passioni.

Sartori in “Homo Videns” afferma che non è obbiettiva neanche la macchina fotografica ,ed ha ragione, mentre cattura un particolare , tutto ciò che accade intorno gli sfugge.

Un giornalista pacifista e uno non contrario all’uso delle armi, la stessa guerra la racconteranno in maniera diversa, regalandoci diverse realtà che ci aiuteranno ad ottenere il quadro generale, ad esempio: il primo sarà attratto dalle vittime, dagli aspetti umani mentre il secondo dagli aspetti militari. Perciò è importante avere diverse idee a riguardo è importante avere idee diverse se chi racconta i fatti è in buona fede. Certo, esiste la disinformazione, ossia il dare informazioni filtrate ed esiste la sottoinformazione, ossia il dare informazioni errate o informazioni che non informano un bel nulla. È il caso di quasi tutti i mezzi d’informazione presenti nel nostro paese.

L’importante è l’imparzialità che badate bene non è obbiettività, ma riprendendo le esempio del giornalista pacifista: è imparziale il giornalista pacifista che racconta la guerra dalla parte delle vittime civili sia quando al guerra la scatenano le potenze occidentali sia quando la scatena qualche tiranno orientale, sia quando la fa un governo di sinistra sia quando la fa un governo di destra.

Gli italiani la capiscono poco questa imparzialità, anche coloro che dicono di non stare a destra ne a sinistra devono sempre vedere qualcosa in più, da quella che è indipendenza di giudizio: il giudizio di chi pensa col proprio cervello . Sono così abituati a farsi intruppare a stare coi Guelfi o coi Ghibellini, coi cattolici o coi protestanti, coi riformisti coi controriformisti, col papa o col imperatore, coi francesi o con gli austriaci, con gli americani o coi russi, che non capiscono chi non sta ne con gli uni né con gli altri e vede la colpe degli uni e degli altri. La loro è una malattia centenaria, e non ne sono ancora guariti.

Questo blog non vuole essere qualcosa in più di ciò che è: una finestra sull’Informazione, quella che in Italia mancherà tra breve anzi già manca. Chi scrive non ha nulla a che vedere con giornalisti spettacolosi come Marco Travaglio,Peter Gomez,Pino Corrias ecc. Non appartiene a quel filone e a quel movimento non vuol essere associato, benché stimi e rispetti chi fa semplicemente quello per cui è pagato, il suo lavoro. Chi scrive non cerca piazze oceaniche e applausi a trionfo.Chi scrive, pensa che l’unico modo per salvare la vera informazione sia dare vera informazione. Basterebbe usare i notiziari, i fogli, i tg e i gr, gli strumenti che tutti i giorni abbiamo per le mani. Ecco la nostra piazza. Infine, chi scrive fa semplicemente il suo lavoro, costretto a farlo su un blog, perché in un epoca ancora così offesa dal fascismo e gravida di totalitarismo, chi fa il proprio lavoro onestamente e senza compromessi è , nel migliore dei casi, preso a calci nel sedere.

Simone Alliva

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