venerdì 24 dicembre 2010

Buon Natale(anche se di buono è rimasto ben poco).


Gli italiani guardano soltanto la televisione(1 italiano su 7 legge i quotidiani), la realtà esiste se passa attraverso al televisore. Oggi ho fatto una cosa che non faccio mai, ho guardato i TG. E tutti i TG davano l’immagine di un paese senza tempo, un paese ricco,senza problemi. Eppure a fine 2010 ci troviamo tra le mani le macerie di un paese(che non sono solo quelle di Pompei e dell’Aquila) sono le macerie della dignità del cittadino: manganellata (vedi gli studenti a Roma o gli aquilani),venduta(Scilipoti, Polidori, Calearo, Cesario, Siliquini in Parlamento),offesa. Non è difficile fare una fotografie di fine 2010:il centro destra è a pezzi ed è dominato dal potere economico di una persona (il potere economico che in Italia fa più che in altri paesi,lo abbiamo visto il 14 Dicembre il giorno della fiducia). La sinistra è in bilico, priva di eccellenze incapace di uno spirito di squadra. Una sinistra dove invece di cooperare vecchie glorie(D’Alema,Veltroni,Bersani ad esempio) e nuove speranze(Vendola) coesistono e si fanno i dispetti come bottegai. Le forme di protesta degli operai e degli studenti di quest’anno ci dicono che per essere visibili in Italia bisogna fare cose eclatanti che arrivino in televisione. Queste persone hanno un problema grave e paradossale per un paese considerato “potenza Europea”: non avere un lavoro. Il lavoro è un diritto sancito dalla costituzione e bisognerebbe non cambiare quest’ultima ma applicarla,fare in modo che gli articoli della costituzione che sanciscono i diritti fondamentali siano una realtà. Gli italiani non hanno un lavoro come pretendiamo che si possano preoccupare di Stefania Prestigiacomo piuttosto che di Mara Carfagna di Bersani o di Vendola,l'Italiano vuole lavorare. Disoccupazione è il termine chiave che chiuderà questo 2010.
Ma il 2010 si chiude con un capitolo tragico per la cultura italiana, l’approvazione della Legge Gelmini. Ne abbiamo già parlato, lo sapevamo. Del resto,riformare la scuola e l’università è forse il compito più arduo che tutti i governi hanno tentato e successivamente fallito. Pensiamo al primo grande tentativo quello di Luigi Berlinguer, mai ministro con quel nome fu così contestato. Non parliamo dei ministri successivi, sono stati tutti contestati, siano essi di sinistra che di destra. Eppure questa riforma è controversa, contiene cose che possono funzionare e altre no. Le baronie universitarie e il nepotismo sono il cancro di questo paese. Ma non solo dell’università, anche a livello sociale. Permettetemi una digressione: quando si dice era la nipote di Mubarak si dimentica sempre di dire che non solo non lo era, ma che anche se lo fosse stata si sarebbero dovute eseguire le regole di tutti (identificarla e procedere secondo quelle che sono leggi dello Stato) ed è il non detto che ci porta alla rovina perché passa un sottotesto per cui: se tu sei la nipote di qualcuno per te le strada si aprono per gli altri no. Quindi una riforma che cambi questo è assolutamente necessaria. Ma non sarà la Riforma Gelmini a farlo.
Detto questo l'unica lezione che possiamo trarre è che l'Italia ha bisogno di idee nuove e coraggiose, e non dello stanco temporeggiamento dei suoi leader di oggi.I successi di Berlusconi sono i fallimenti dell'opposizione che non ha saputo presentare ai suoi elettori un uomo(o donna) convincente e una politica coerente.La sorte di Berlusconi del resto è rimandata con una parentesi natalizia fino al prossimo episodio. Probabilmente a gennaio, quando la corte costituzionale deciderà se la legge ad personam sul legittimo impedimento, che evita i processi al premier, è anticostituzionale.
Nell'attesa Buon Natale, anche se buoni non lo siamo stati affatto: abbiamo lasciato soli gli operai appesi alle ciminiere, abbiamo quasi ignorato le grida di disperazione degli extracomunitari, barricati in chiesa o appesi sulle gru e ignorato(alcuni villipeso) gli studenti a Roma.

martedì 30 novembre 2010

L'antipasto di Wikileaks: crepe alla diplomazia mondiale prima del crollo.


Gli scenari che emergono li conosciamo in parte. I documenti americani, ad una prima lettura non rivelano nulla di nuovo, ma la loro forza è un'altra: mostrarci di cosa è capace Julian Assange, trentanovenne fondatore di WikiLeaks ricercato per due capi d' accusa. Sono davvero beoti quelli che non hanno capito che questo "11 Settembre dell'informazione" non è che l'antipasto di qualcosa di più grande. L'uomo ricercato numero 1 del momento non ha interesse a divulgare subito tutto ciò che potrebbe far crollare in pochi secondi la diplomazia mondiale, il suo scopo e procurarne delle crepe. I colpi inferti nelle ultime 48 ore non sono da sottovalutare: non è più segreta la richiesta saudita agli americani di attacare urgentemente l'Iran per distruggere il programma nucleare di Teheran.Non è più segreto il fatto che il Pakistan abbia avuto una parte nel determinare gli accordi sui combustibili nucleari, che in Belgio e in Slovenia c'è una trattavia sui prigionieri di Guantanamo.La notizia che dovrebbe lasciarci attoniti per giorni è che Teheran ha ottenuto 19 missili dalla Corea del Nord e i diplomatici Usa temono che potrebbero dare per la prima volta all'Iran la capacità di colpire una capitale europea o Mosca e che la loro avanzata propulsione potrebbe accelerare lo sviluppo iraniano di missili balistici intercontinentali. Il fatto che lo stesso New York Times ,su richiesta dell'amministrazione Obama,abbia deciso di non pubblicare il testo completo del documento ci dovrebbe dar da pensare. Si continua berciare che:"certe cose si sapevano". Si sapeva delle feste " selvagge" di Berlusconi così come del rapporto assiduo e opaco con Putin o Gheddafi. Eppure non sapevamo o fingevamo di non sapere che i comportamenti discutibili del nostro primo ministro, sia nel suo privato sia sullo scenario internazionale, abbiano un peso nella nostra immagine nel mondo. Berlusconi considerato "Megafono di Putin in Europa"(parlando di "regali generosi" e "contratti energetici redditizi") definito "Incapace, vanitoso e inefficace come leader europeo moderno", dovrebbero farci pensare. L'America tiene gli occhi sull'Italia da parecchio tempo, la nostra politica estera è poco "ortodossa" e troppo fuori linea per gli alleati, ed è su questo che verteranno i prossimi documenti per chi non l'avesse capito: nel 2007 il pagamento del riscattoda parte del governo Prodi per ottenere la liberazione del giornalista Daniele Mastrogiacomo in Afghanistan, un comportamento non in linea con quello degli alleati e che scatenò le ire della diplomazia americana perchè il passagio di denaro venne reso pubblico costituendo un pericolo precendete. L'atteggiamento assunto da Berlusconi durante la guerra tra Russia e Georgia quando parlò di "aggressione georgiana" mettendosi in netto contrasto con la linea della Nato. Una delle più grandi preoccupazioni americane adesso è la dipendenza energetica dell'Italia dalla Russia. Qullo che Assange sta facendo è mettere il potere in ridicolo, con le sue notizie sul botox di Gheddafi, sulla paranoia di Karzai, sulle feste selvagge di Berlusconi.Il potere sempre visto come una cosa seria e mai come ridicola, è sempre raccontato in termini di tragedia e mai di commedia. Intendiamoci, da una parte questo è leggittimo perchè sui principali ingredienti del potere, il dolore e la morte, c'è ben poco da ridere. Il fondatore di Wikileaks cerca di far capire che oltre ad essere perfido il potere è buffo. E che lo sia si vede anzitutto dagli uomini e dalle donne che lo rappresentano. Buffo il sussiego che esibiscono per farci credere che sono eccellenti e quindi meritevoli di guidarci o tiranneggiarci. Buffa la falsa modestia che recitano per giustificare il privilegio conquistato o ereditato. Buffo il rispetto che esigono, la loro inadeguatezza o la loro disinvoltura. Tutto ciò a tal punto che viene spontaneo domandarci il motivo per cui dinannzi a costoro la gente si inchina o si ritrae intimidità anzichè ridergli in faccia.Per paura? Non basta, hanno più paura coloro che incutono o voglio incuter paura. Paura di perdere il posto, paura di essere smascherati,sopraffatti,ammazzati. Forse pigrizia, la nostra. Rassegnazione al fatto che non si può fare a meno di loro, che qualcuno deve pur stare in cima alla piramide detta società. Ma per vincere quella paura, quel bisogno di piegarsi a un capo, quella pigrizia, quella rassegnazione, basterebbe guardarli con gli occhi del bambino che nella fiaba di Andersene punta l'indice e strilla: "Il re è nudo!". Questo è quello che Julian Assange ci offre come antipasto.

venerdì 26 novembre 2010

Fatti non foste a viver come bruti


È un'Italia malata. Soffre di una patologia incurabile un paese che picchia i suoi ragazzi che manifestano per un futuro migliore. Un’intera generazione ha occupato gli spazi di storia dell’Italia,monumenti storici di tutto il paese,un modo per dire: “la storia siamo noi e non ci rassegniamo a viverla”. È stata malmenata e ignorata dagli agenti di polizia una generazione che difende il futuro in maniera educata, civile. Una malattia destinata a degenerare quella italiana: la riforma Gelmini infatti aumenterà le tasse degli studenti, un figlio che annuncia di voler studiare è diventato una disgrazia: anni di spesa inutile, nessuna carriera possibile. Il precariato viene incentivato, istituzionalizzato. Il 40% dei corsi tenuto dai ricercatori che sono destinati a dei contratti a termine. Una malattia che è causata dall’ignoranza dilagante di chi ci governa, leggiamo l’ultima dichiarazione del ministro Gelmini: “Se verrà stravolto il senso della riforma sarò costretta a ritirarla”. Un ministro che parla di “ritirare una riforma” è un ministro che non sa di cosa parla, persino i somari sanno che a stabilire che la legge torni in commissione, o che venga bocciata, è il Parlamento. Non ha fatto scalpore dunque il fatto che il Ministro Maria Stella Gelmini abbia erroneamente votato contro se stessa, aiutando a respingere il ddl per la terza volta. Chissà, forse la Ministra non sa di cosa parla neanche la riforma che porta il suo nome, pochi Italiani lo sanno. Forse neanche tutti gli studenti che stanno sui monumenti l’hanno capito. Eppure dei principi condivisibili ci sono:

• Nuovi limiti per il rettore che non potrà restare in carica per più di due mandati e cioè 8 anni, o 6 nel caso in cui sia stato eletto con un mandato unico non rinnovabile. Una norma che vuole eliminare le baronie insomma.
• Un fondo speciale che promuove l’eccellenza e il merito fra gli studenti del primo anno.

E dopo? Cosa si nasconde sotto, tra grovigli di buone intenzioni?

• I ricercatori entreranno solo con contratti a tempo determinato (4-5anni) , seguiti da contratti triennali. Poi dovranno superare un esame di idoneità per la conferma a tempo interminato come professori associati. Nel caso non dovessero ottenere l’idoneità, il rapporto con l’ateneo si chiude per sempre. S’introduce così una più persistente forma di precariato fra i ricercatori che svolgono il 40% delle attività didattiche.

Il 14 è il giorno decisivo dicono. Parlano di possibile fine del berlusconismo ma se così non fosse. Il premier vuole la fiducia a tutti i costi e forse la otterrà, gli italiani sono storici voltagabbana che con lo stesso entusiasmo gridano Viva-il-re e Viva-la-repubblica, Viva-Mussolini e Viva-Stalin, Viva-il- Papa e Viva-chi-càpita, Francia-o-Spagna-purché si- magna.
Berlusconi ha iniziato il suo calcio-mercato,cercherà di comprare più parlamentari possibili. Vuole la fiducia. La desidera per una prova di forza, al fine di chiedere egli stesso lo scioglimento delle camere sicché chi voterà la fiducia un attimo dopo dovrà fare gli scatoloni. Il parlamento del resto è paralizzato. Continuamente battuto nell’approvazione delle riforme, resta in piedi come un pugile malconcio senza un allenatore che getti la spugna. Per liberare la politica italiana dall’influenza di Berlusconi bisognerà aspettare la sua morte naturale o avviare una profonda deberlusconizzazione del paese, per tornare alla realtà dopo vent’anni di lavaggio del cervello televisivo. Il futuro insomma non è incerto, è peggiore. L’Italia è destinata ad una lunga agonia, non ci aspetta un paese mal governato ma ingovernabile, con una Destra in perenne guerra civile, una Sinistra impreparata a sostituirla e un premier che, a prescindere di come vadano le elezioni a marzo (perché ci saranno), dovrà presto fare i conti con la giustizia.

Ma prima del 14 Dicembre sono due le date da tenere a mente, faranno capire la direzione che prenderà il paese in futuro:
29 Novembre si voterà la mozione contro il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, dopo il crollo della Domus dei Gladiatori.
30 novembre sarà presentata in Consiglio dei ministri la riforma della giustizia, tanto cara al nostro premier.

P.S
I problemi italiani non sono finiti, l’Italia onesta, intelligente, civile chiede al capo dello Stato e alle istituzioni che siano resi pubblici, in attuazione della legge del 3 Agosto 2007, i documenti coperti da segreto di stato. La legge c’è,esiste, mancano i decreti attuativi. Questo paese avrebbe bisogno di verità e giustizia,le quali di rado si ottengono dalle stesse mani che hanno commesso il delitto. Ma proprio per questo ,anche se probabilmente non servirà a nulla come gli altri appelli di Repubblica, è doveroso firmare. Un esercizio di democrazia in un paese dove di democratico è rimasto ben poco.

Firmate: "Aprire gli archivi sulle stragi"

martedì 19 ottobre 2010

La donna uccisa del giorno è...


La donna uccisa del giorno è Lea Garofalo, 35 anni,sciolta nell'acido. Non è cronaca nera, quella di Lea è semplicemente espressione di qualche cosa che noi italiani conosciamo molto bene.Di quella criminalità che punta in alto, guarda lontano, e non si ferma davanti a nulla. Il nostro è un popolo malato ed è l'abitudine il nostro male:l'abitudine è la più infame delle malattie perchè ci fa accettare qualsiasi qualsiasi morte. Per abitudine si impara a portar le catene, a subire ingiustizie, a soffrire, ci si a tutto.

Lea era una collaboratrice di giustizia,sorella di Floriano Garofalo, un pregiudicato ucciso in un agguato l’8 giugno del 2005 nella frazione Pagliarelle. Floriano Garofalo, 40 anni, che era ritenuto il capo dei una cosca attiva a Pagliarelle, venne rincorso e ucciso con tre colpi di fucile che gli spappolarono la testa tanto da renderlo totalmente irriconoscibile. Diventata collaboratrice di giustizia nel 2002, Lea aveva iniziato a parlare con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro rendendo dichiarazioni ritenute utili alle indagini; era stata quindi ammessa, unitamente alla figlia, all’epoca ancora minorenne, avuta dal concivente Carlo Cosco, ad un piano provvisorio di protezione e trasferita a Campobasso. Programma che successivamente le era stato revocato il 16 febbraio 2006 per essersi allontanata dalla località protetta. Dopo un suo ricorso respinto dal Tar, il Consiglio di Stato aveva disposto il reintegro nel programma di protezione, ma lei aveva rinunciato dopo pochi mesi ed era tornata a Petilia Policastro dove nella sua abitazione venne attivato un servizio di vigilanza radiocontrollata.Dopo un pò di tempo aveva deciso di tornare a Campobasso ritenendola una città tranquilla.

È morta così Lea:caricata su un furgone, il suo corpo è stato sciolto ancora vivo in circa cinquanta litri di un acido altamente corrosivo, perché la sua morte non lasciasse tracce.

Una storia da fiction vero?Non inorridite, non ne parlerà nessuno. La morbosità terrificante della storia di Sarah Scazzi e suo Zio Michele Misseri ci è entrata dentro, ha soppiantato Cogne e Novi Ligure, Perugia e Garlasco. Alberto Stasi è un figura indefinita è lontana, e Amanda Knox, chi la ricorda più? Lea non è mai stata una star. I nuovi divi sono Sabrina Misseri e il padre Michele. Abbiamo visto personaggi muoversi sempre più disinvolti davanti alle telecamere, diventare protagonisti di qualsiasi programma andasse in onda. Fino alla scelta dell’assassino di dire alla giornalista di “Chi l’ha visto?”: «Mi portano in caserma, ma voi state pure qui, a casa mia». Mai rinunciare a un ruolo di protagonista.

Eppure quella di Lea è una storia che avrebbe tutti gli elementi per alzare un polverone mediatico, con speciali di Barbara D'Urso,Studio Aperto e quant'altro. Questa di Lea Garofalo ha per teatro Monza, poi uno dice che le mafie sono al Sud, il nord padano non vuole avere a che fare con quei criminali, secessione, federalismo. È una storia di famiglia, come quella che piace tanto agli amanti del macabro che momentaneamente sono appostati di fronte alla residenza Scazzi, Lea è stata sciolta nell'acido chissà quando e lo sappiamo oggi, dal padre di sua figlia l’ex compagno Carlo Cosco, si era assunto il compito di regolare i conti nei confronti della donna che la ‘ndrangheta riteneva troppo informata di alcuni delitti commessi sia da lui che dalla sua famiglia. Chiamata proprio dal suo ex convivente con un pretesto che usava la loro figlia Denise, Lea si recò a Milano per portarla a rivedere il padre, che si era detto ansioso di riabbracciarla.Invece è stata dissolta:letteralmente.

Milano e la Lombardia sono il caso emblematico della ramificazione molecolare della 'ndragheta in tutto il Nord,(come conferma la Relazione della Commissione Parlamentare Antimafia sula 'ndragheta, approata all'unanimità il 19 febbraio 2008). Un Nord dove dal 2000 nessuna indagine approfindita di impulso parlamentare si è occupata degli insediamenti mafiosi nonostante sia statoinvestito da grandi processi di trasformazioni economici e sociali, di deindustrializzazione di intere aree e periferie urbane. Le 'ndrine sono state in grado di recuperare il terreno perduto gazie a una strategia operativa che ha avitato manifestazioni eclatanti di violenza, attuando un'infiltrazione ambientale anonima e mimetica tale da destare minor allarme sociale.
Non ne parlerà nessuno. Ma se si vuole cambiare qualcosa nel nostro Paese sarà bene fare conoscere chi lavora fuori dai riflettori, in situazioni difficili e rischiose.


I pentiti in Italia sono 3.853 ; 800 sono i collaboratori di giustizia, 2.763 i loro familiari. Ci sono poi i testimoni, 67, e i loro parenti, 233. I minori sottoposti a misure di tutela sono 1.230.
Degli 800 pentiti ufficiali, 270 sono ex appartenenti alla camorra; seguono quelli di mafia (238), ‘ndrangheta (97) e sacra corona unita (83). Le donne sono 36. Secondo il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, si legge sul Secolo XIX , alcune modifiche apportate negli ultimi anni alla legge sui pentiti hanno “disincentivato” le collaborazioni.
In primo luogo la misura che prevede, per i pentiti, l’obbligo di segnalare tutti i loro beni affinché siano sottoposti a sequestro, mentre ai mafiosi “in attività”, sottilinea il procuratore, vengono sequestrati solo i beni per i quali non viene dimostrata la provenienza lecita. Altrettanto negativo secondo Grasso è il limite temporale (180 giorni) entro cui un pentito deve raccontare tutto quello che sa: “serve tempo ai magistrati per riscontrare le dichiarazioni che, spesso, riguardano un lungo periodo di anni.” L’altra critica mossa da molti addetti ai lavori alla legge 45 del 2001, riguarda la distinzione tra conviventi del collaboratore e tutte le altre persone a lui vicine. Per quest’ultime la concessione della protezione viene subordinata all’esistenza di grave ed attuale pericolo. In un ambiente in cui le vendette trasversali non sono certo una rarità.


Come diceva Falcone: la mafia viene conosciuta per quello che è solo quando i pentiti cominciano a parlare.
Molti non lo capiscono ma in una città abituata ai silenzi timorosi della maggioranza, ai patti di omertà e alle mistificazioni politiche, il semplice dire le cose come stanno fa l'effetto di una bomba. Ci pensi Barbara D'Urso,magari volesse dedicare un pò di spazio alla storia di Lea e alle altre 3.853 storie che aspettano una voce.

lunedì 16 agosto 2010

Sotterrare l'11 Settembre con una Moschea.


Hanno ragione le famiglia delle vittime. Hanno ragione coloro che dicono “No” alla costruzione di una moschea nei pressi di Ground Zero. Non si tratta di essere xenofobi,razzisti o altro, si tratta di portare rispetto. Quel posto non ci appartiene. Non appartiene al Presidente Obama che nel suo fallimentare tentativo di ottenere qualche punteggio di popolarità ha affermato: “Siamo negli Stati Uniti e il nostro impegno a favore della libertà di culto deve essere inalterabile. Il principio secondo il quale i popoli di tutte le fedi siano i benvenuti in questo Paese e quello secondo il quale non saranno trattati in modo diverso dal loro governo è essenziale per essere quello che siamo”. Obama sbaglia perchè la zona dove s'intende costruire la Moschea non appartiene ai mussulmani, non appartiene neanche agli americani di per se. Appartiene alle vittime e alle sue famiglie. Appartiene al giorno in cui due voragini assorbirono migliaia e migliaia di creature ancora oggi troppo profonde, troppo tappate da detriti. Appartiene ai familiari che quel giorno aiutarono gli operai dissotterrando pezzettini di membra sparse. Un naso qui, un dito là. Oppure una specie di melma che sembrava caffè macinato e che invece era materia organica. Il residuo dei corpi che in un lampo si disintegrarono, si incenerirono. Noi questo non lo capiamo. Ci rifugiamo dietro il Politically Correct, dietro la libertà di culto. Non capiamo o non vogliamo capire che tutto questo è una provocazione da parte di quella montagna da mille quattrocento anni non si muove, non esce dagli abissi della sua cecità, non apre le porte alle conquiste compiute dalla civiltà, non vuol saperne di libertà e giustizia e democrazia e progresso. Quella Montagna che nonostante le scandalose ricchezze dei suoi padroni vive ancora in una miseria da Medioevo, vegeta ancora nell'oscurantismo e nel puritanesimo d'una religione che sa produrre solo religione. Piegarsi a questa provocazione vuol dire continuare una politica di servilismo nei confronti d un fanatismo religioso che ha avvelenato la democrazia, con ovvie conseguenze per la libertà di pensiero e per lo stesso concetto di libertà. Ma non lo capite che la loro forza consiste nell’abilità con cui sfruttano il nostro timore di apparire non democratici. Tuttavia, per dimostrare di essere democratici non serve ancora che arriviamo a suicidarci. Forse non tutti sanno che l'islamismo non è una religione dove è ammessa la parola democrazia, troviamo Allah al posto della Legge, al posto dello Stato, governa in ogni senso la vita dei suoi fedeli e quindi altera o molesta la vita degli altri. Che nella separazione tra Chiesa e Stato vede una bestemmia, che nel suo vocabolario non contiene nemmeno il vocabolo Libertà. Per dire Libertà dice Affrancatura, Hurriyya. Parola che deriva dall'aggettivo «hurr», schiavo-affrancato, schiavo-emancipato, e che per la prima volta fu usato nel 1774 per stendere un patto russo-turco di natura commerciale. Ma perbacco non ha ancora finito di rovinarci la vita un fottuto monoteismo che già ne arriva un secondo. Accettare questa richiesta vuol dire diagnosticare un cancro morale e intellettuale ai principi di laicità. Ad alimentare questo cancro sono proprio coloro i quali si definiscono progressisti, illuminati, liberali, uomini e donne di sinistra, questi individui pare abbiano la memoria corta oltre che l'intelligenza debole. Non ricordate quello che successe l'11 Settembre 2001? Nessuno ricorda quelle che creature che rompevano i vetri delle finestre, le scavalcavano, si buttavano giù come ci si butta da un aereo avendo addosso il paracadute. A dozzine. Sì, a dozzine. E venivano giù così lentamente. Così lentamente agitando le gambe e le braccia, nuotando nell'aria. Sì, sembravano nuotare nell'aria. E non arrivavano mai. Verso i trentesimi piani, però, acceleravano. Si mettevano a gesticolar disperati, suppongo pentiti, quasi gridassero help-aiuto. E magari lo gridavano davvero. Infine cadevano a sasso e paf! Vogliono costruire una moschea proprio lì, una moschea luoghi che dovrebbero essere sacri ma che vengono usati per reclutare i giovani alla Guerra Santa. Stiamo barattando la nostra laicità,la nostra democrazia,la nostra libertà in nome del Politically Correct. Ci stiamo suicidando. Ricordiamo quello che diceva Winston Churchill: “Una persona conciliante e' come uno che da' da mangiare a un coccodrillo perche' spera che questo lo mangi per ultimo.”

martedì 20 luglio 2010

Eroi senza perchè


La vergogna quotidiana della giornata di ieri per molti (e per chi scrive) è stata che nessun rappresentante del Governo Berlusconi, che ricordiamo essere il “più attivo nella lotta alla Mafia della storia italiana”, è volato a Palermo per ricordare la figura di Paolo Borsellino, fatto saltare in aria 18 anni fa, in via D’Amelio.Ma come sappiamo certi politicanti preferiscono presenziare Miss Padania piuttosto e la loro assenza non è che emblematica rappresentazione della cultura populista che da sempre ha incantato gli italiani negli ultimi 15 forse 20 anni. Questa scarsa educazione civile,democratica e legale a cosa è dovuta? Certo alla politica dei politici. Ma soprattutto ad un educazione alla legalità che fa acqua da tutta le parti,anzi non esiste. Nelle scuole è praticamente assente. Perchè nei paesi del sud si rimane indignati per certi atteggiamenti d'indifferenza politichese mentre al centro o anche al nord questa passa inosservata?
Io sono cresicuto a latte e legalità. Nel scuole del Sud-forse per la voglia di riscatto sociale o forse per memoria storica- l'educazione alla legalità è un capisaldo di qualsiasi scuola. Le gite si organizzano per visitare luoghi come Portella delle Ginestre e i convegni trattano quasi sempre di legalità e lotta alle mafie. Sembra che al nord questo problema non si pone. Al nord la mafia non esiste, è una chimera che porta via anche il concetto di legalità. Quando si parla di indifferenza degli studenti, quando si criticano i loro atteggiamenti di disamore per la cultura, mi viene in mente che mancano i modelli da imitare. Modelli che devono essere proposti dagli adulti, con ammirazione e affetto. Mentre spesso, a una esaltazione puramente formale di chi agisce con generosità e slancio e viene ucciso per questo segue una rapida dimenticanza. Questa dimenticanza avviene soprattuto da parte di chi non si sente toccato da questo cancro che sembra tutto sudista ma sappiamo che è tutto italiano, la mafia. Falcone e Borsellino sono stati trattati come eroi, onorati e inneggiati, ma stentano a diventare modelli di comportamento. Un modello è diverso da un eroe si mette un piedistallo e lo si dimentica là sopra per la gioia dei piccioni che lo usano come cacatoio. Un modello è vivo, partecipe,esempio quotidiano che guida i nostri pensieri,le nostre azioni.La scuola dovrebbe appropriarsi di certe storie, proporle agli studenti, farne un punto di riferimento. Perchè stimolino l'emulazione. Come avviene coi veri modelli, che si incarnano nel corpo e nell'immaginazione di un ragazzo che si affaccia alla vita e gli danno le ragioni per pensare alto, per desiderare di essere migliore, per ragionare con generosità e slancio.Tutte cose fortemente deprezzate in un mondo che esalta il più furbo, il più forte , il più prepotente.Possibile che l'Italia tutta sia presa da una specie di pigro torpore, per cui ogni decisione del Parlamento ci lascia se non indifferenti, rassegnati e apatici, come se fosse parte di una sciagura inevitabile? Per tutte le persone indignate, continuare a subire la mutilazione che si compie ai danni della democrazia significa diventare complici di quella sovversione.Reagire,non rassegnarsi,non perdere la capacità di indignarsi,farsi sentire. E non per "vincere o prevalere", ma prima di tutto per il rispetto che dobbiamo a noi stessi e alla verità.Non si tratta di politica ma di giustizia. Pochi si rendono conto che questo è un Paese assetato di giustizia. Anche se finge di non crederci, anche se pratica il vezzo del cinismo,anche se pretende di credere che la furbizia vinca su tutto. E non parlo di una giustizia astratta,sbandierata,retorica,proclamata e fumosa. Ma di quelle piccole giustizie quotidiane che costituiscono poi la grande rete del vivere civile.Bisogna credere sempre meno nelle analisi astratte e sempre più negli esempi. Se vogliamo cambiare qualcosa nel nostro Paese sarà bene fare conoscere chi lavora fuori dai riflettori, siuazioni difficili e rischiose. Esempi di insegnanti appassionati, di cittadini onesti, di giornalisti coraggiosi, di giudici coscienziosi, di politici trasparenti.Poichè è da queste persone che comincia la creazione di un tessuto connettivo sociale nuovo che può salvare il nostro paese dal degrado e dall'abbandono di sè.

lunedì 21 giugno 2010

Salerno-Reggio e lo spreco di milioni di euro


Dopo aver dimostrato scarse competenze linguistiche,geografiche e culturali il presidente della regione Calabria sta facendo di tutto per confermare la sua incapacità a governare una regione alla deriva.
Giuseppe Scopelliti, ex sindaco di Reggio Calabria e presidente regionale dallo scorso marzo, non ha certo fatto carriera per le sue capacità di risparmio.Le finanze del Comune dello Stretto sono fra le pi dissestate d'italia. In aggiunta, lo Stato dovrà pagare un conticino da circa 87,5 milioni di euro per la variante di tracciato per gli ultimi 9 chilometri dell'A3 imposta da Scopelliti al consorzio impregilo-Condotte (macrolotto 6). Le imprese non solo non realizzeranno il tratto finale ma incasseranno 80 milioni di euro di adeguamento prezzi pi 7,5 milioni di mancati utili dalle casse statali. Se il consorzio avesse eseguito l'opera, le maggiorazioni sarebbero state ancora pi salate. L'Anas si trova con l'ennesima patata bollente, dopo le frane e le infiltrazioni criminali evidenziate dai 52 arresti della Dda di Reggio Calabria l'8 giugno. Questa indagine è legata al macrolotto 5, appena pi a nord del macrolotto 6, nella zona della Piana di Gioia Tauro dove la ndrangheta è padrona assoluta.

Impregilo e Condotte sono state costrette a pagare il 3 per cento sui lavori oppure a subappaltare a società di costruzione vicine ai clan. Per loro l'unica possibilità di guadagno sta appunto nel contenzioso con l'Anas, mentre le opere procedono a rilento. Sul macrolotto 5 ci sono richieste aggiuntive da parte delle imprese per 900 milioni di euro e lavori realizzati al 60 percento. Il macrolotto 6, invece, era la cenerentola dell'A3, con lavori realizzati ai 3 per cento del totale anche prima della rinuncia alla variante Scopeiliti. Un fantasioso cronoprogramma dell'Anas prevede l'inaugurazione nel gennaio 2011. Adesso la società di Stato dovrà riassegnare i 9 chilometri restituiti al mittente da Impregilo-Condotte. Chi possa essere interessato alla gara non è ben chiaro, visto che scappano dalla zona anche due fra i principali costruttori italiani. Tuttavia, il presidente dell'Anas Pietro Ciucci ha recentemente confermato le previsioni di chiudere tutti i lavori sulla Salerno-Reggio Calabria entro il 2013. La realtà è un optional.

lunedì 14 giugno 2010

L'obbligo d'informarsi: cos'è e perchè "Legge-Bavaglio"

La legge Bavaglio è passata al Senato ma sembra non interessare nessuno fuorchè i giornalisti che rischiano di vedere il diritto alla libertà d'informazione stuprato,assassinato e sepolto. Questa legge non interessa seriamente all'opposizione, il PD dopo aver minacciato per giorni l'occupazione dell'aula, non solo non l'ha occupata, ma l'ha addirittura disertata al momento del voto. Forse per evitare di sentirsi ricordare che il bavaglio su intercettazioni e atti d'indagine faceva parte del suo programma elettorale del 2008.
Questa legge non interessa ai cittadini: la gente non ha capito, non sa,ha altro a cui pensare, crede che sia una faccenda di giornali e i giornali non li legge.
Del resto l'Italia è un regime mediatica da anni. L'uomo che controlla l'80 per cento delle televisioni e ha interessi ovunque è il presidente del Consiglio. Questa legge è una spinta ulteriore verso una società meno informata e una magistratura indebolita nella lotta alla criminalità. Ecco quello che nons i potrà fare:

Gravi Indizi di Reato:
Un pm può intercettare, se ci sono gravi indizi di reato ma con la nuova legge, solo se a carico dell’indagato ha già raccolto elementi di prova.

75 Giorni:
Il pm insieme con la richiesta di autorizzazione, trasmette il fascicolo contenente tutti gli atti di indagine fino a quel momento compiuti. Questo vuol dire che i pm di Pinerolo, per esempio, dovranno caricare furgoncini di decine di faldoni, e mandarli al Tribunale competente di Torino. I giudici, già oberati di lavoro, saranno sommersi da queste carte, che dovranno poi rinviare ai pm. Con perdita di tempo, spreco di denaro e un bel vantaggio per i criminali. C’è poi il problema della durata delle intercettazioni, uno dei punti dolenti per gli inquirenti. Infatti il ddl prevede che possano essere effettuate per 60 giorni.Il pm dopo i 75 giorni può bussare ogni 3 giorni (per un anno) alla porta del gip per ottenere una proroga, in caso di estrema necessità. Le intercettazioni sulla cricca sono durate 2 anni, quelle della clinica Santa Rita di Milano, quasi un anno. Giusto per capire che il tempo concesso adesso è irrisorio.

Bavaglio al Cittadino:
Un cittadino, a meno che sia uno 007, un giornalista (professionista o pubblicista), rischia da 6 mesi a 4 anni di carcere se fraudolentemente effettua riprese o registrazioni di conversazioni a cui partecipa o comunque effettuate in sua presenza. Un deterrente non per i delinquenti ma, ad esempio, per le vittime di pizzo o di altro ricatto.

Salva-Casta e preti:
Il pm, soprattutto se tocca grossi interessi, rischia di dover abbandonare l’indagine: se denunciato per supposta fuga di notizie può essere sostituito dal capo del suo ufficio. Non mancano i privilegiati. Se un pm intercetta anche indirettamente un parlamentare, deve chiedere l’autorizzazione alla Camera di appartenenza. Se a essere registrato è un sacerdote, il pm deve avvertire la diocesi di appartenenza: il Vaticano, se si tratta di un vescovo o di un cardinale.

Anti-Stampa.
Il giornalista che pubblica atti di indagine prima della fine dell’udienza preliminare, anche se non più coperti dal segreto istruttorio, è punito con l’arresto fino a 30 giorni o con l’ammenda da mille a 5 mila euro. Se si tratta di intercettazioni, carcere fino a 30 giorni e ammenda da 2 a 10 mila euro. Se sono destinate alla distruzione, carcere da 1 a 3 anni anche se possono esserci delle registrazioni penalmente irrilevanti ma di interesse pubblico.Il deterrente più forte contro la stampa è rappresentato dalle maxi multe agli editori, che vorranno evitare di rischiare il fallimento. Sono previste multe da 25.800 a 464.700 euro nel caso di pubblicazione di intercettazioni destinate alla distruzione. Se, invece, sono atti giudiziari di cui la pubblicazione è vietata, comprese intercettazioni attinenti alle indagini, multe da 25.800 a 309.800. Altra tagliola: editori e autori di libri insieme dovranno pubblicare a pagamento su non più di due quotidiani nazionali le “rettifiche” inviate da chi si è ritenuto offeso. Siccome la legge si applica ai procedimenti in corso, non possono più essere pubblicate le intercettazioni già note, finite sui giornali in precedenza. E i pm che hanno registrazioni in atto, per proseguirle, dovranno adeguarsi alle nuove regole...


L'obbligo d'informarsi prima di parlare di giustizia: il perchè di una legge inutile.
Ed è così che ogni qualvolta un PM dovrà astenersi dal processo per aver detto due parole dell'inchiesta, ogni qualvolta che si dovranno interrompere gli ascolti perchè il termine massimo di 75 giorni ( con proroghe di due alla volta), ogni qualvolta che un delitto resterà impunito perchè si possono piazzare cimici solo dove si sta commettendo( non più dove si sta proggettando o commentando) il reato, magistrati,e poliziotti potranno spiegare ai cittadini che il colpevole la farà franca non per colpa loro, ma a norma di legge bavaglio. Continuano a giustificare questa legge con la scusa della "tutela della privacy di tutti i cittadini", come se i magistrati non facessero altro che piazzare cimici nelle case degli italiani. Forse non sanno che una legge sulla privacy esiste ed è del 1996,impone limiti precisi e evita "che s'intercettino tutto e tutti":le persone intercettate sono appena 15-20mila l'anno: le intercettazioni possonoe ssere disposte dal gip su richiesta del pm solo per i reati puniti dai 5 anni in su, più quelli contro la pubblica amministrazione, il contrabbando, le armi, la droga, l'usura, l'insider trading e l'aggiotaggio. E se esistono "gravi indizi di reato" e se intercettare è "assolutamente indispensabile ai fini della persecuzione delle indagini". Ogni 15-20 giorni il pm deve chiedere al gip il permesso di proseguire, altrimenti deve mollare lì.Italo Bocchino ha evocato il problema dei costi: "Lo Stato ha debiti con la società che intercettano per 500milioni". Ma Bocchino forse non sa che ciò deriva da una scelta politica dissenata: lo Stato subbappalta il servizio ai privati e paga tariffa piena alle compagnie concessionarie pubbliche di rendere servizio gratuito. Si accusano i magistrati che buttano sul mercato dell'informazione "migliaia d'intercettazioni", questi signori forse non sanno che i magistrati sono obbligati a depositare alle parti tutte le intercettazioni per un principio garantista, altrimenti gli indagati sospetterebbero una selezione tendeziosa per nascondere le parole utili alla loro difesa.

venerdì 11 giugno 2010

Approvata la legge bavaglio. Muore la libertà in Italia( per la seconda volta)


La norma che è stata approvata in Senato in maniera vile e disonesta (usando la 34° fiducia di questo governo) non impedirà solo la pubblicazione,anche per riassunto, delle intercettazioni non più coperte da segreto. Ma vieterà agli elettori di rivolegersi ai media per diffondere video e file audio da loro registrati. A legge approvata, se un cittadino vedrà un sindaco o un parlamentare a cena con un boss mafioso e lo immortalerà col telefonino, rischierà la galera.Per questo tipo di riprese, effettuate dai non iscritti all'Ordine dei giornalisti,sono previste pene fino a quattro anni di carcere. Ecco perchè questo non è un problema che può riguardare soltanto l'elitè informata e basta, i fruitori e consumatori d'informazione e basta. Questa è una legge che prende a mazzate la libertà di tutti.Quella libertà che trasforma i sudditi in cittadini. Perché trasforma la plebe in Popolo. Perché la invita anzi le ordina di ribellarsi alla tirannia. Una norma che rende la nostra capacità critica,la nostra dignità di cittadini , il nostro stesso cervello atrofizzato. E niente è più indifeso quindi più malleabile e manipolabile d'un cervello atrofizzato, d'un cervello stupido, d'un cervello che non pensa o pensa coi cervelli altrui o meglio con quello che questi politicanti vogliono farci pensare. Il New York Times ha scritto: "Di solito si invoca la tutela della privacy per difendere i cittadini dall'ingerenza dei governi:ma in Italia accade l'opposto. Il governo di Berlusconi protegge se stesso dalla verità, con una legge destinata a danneggiare la libertà d'informazione."
Il Guardian ha scritto: "La minaccia alla libertà di stampa in Italia è un problema per l’intera Europa.E’ un crudele insulto a tutto ciò che può esser chiamato libertà di stampa in una democrazia che funziona solo a metà. Forse, una squallida dittatura da Terzo Mondo chiamata Berlusconia: ma questa è l’Europa, la nostra Europa."
E così continuando tutti i giornali del mondo. La domanda è: siamo davvero solo noi italiani a non voler difendere la nostra dignità?

martedì 1 giugno 2010

Mussolini merita rispetto, la donna deve essere sottomessa e gli omosessuali condannati.Parola di Mons. Vincenzo Franco


“Purtroppo i tempi sono radicalmente cambiati e direi in peggio, con donne spesso ribelli nel nome di un femminismo esagerato, che pretende di cambiare il corso della natura e della storia. Non lo dico io, ma San Paolo: la donna sia sottomessa al marito che rimane pur sempre il capo della famiglia non per capriccio, ma per rispetto di un ordine costituito. Queste cose, che non ho inventato io, ma sono nella scrittura, andrebbero ribadite con maggior fermezza,ma oggi spesso si sorvola per quieto vivere”.

Mons. Vincenzo Franco, vescovo Emerito di Otranto.
“Io non sono uno storico e la mia risposta é soggettiva. Ritengo comunque che accanto a indubbi aspetti negativi, Mussolini non ha fatto solo del male e che non sia il male assoluto il diavolo. Ogni personaggio storico va visto con pregi e difetti. Ha avuto il merito, forse anche in maniera interessata, di rispettare la Chiesa cattolica, cosa che non sempre oggi avviene”

Mons. Vincenzo Franco, vescovo Emerito di Otranto.
Ho letto di alcune critiche alla Santa Sede per la sua presa di posizione all’Onu in tema di depenalizzazione della omosessualità. Io ritengo che vada sempre usata misericordia e delicatezza, evitare le dimiscriminazioni. Ma la omosessualità, se tradotta in pratica, diventa una cosa contraria alla pubblica decenza e come tale ritengo opportuno che sia considerata penalmente rilevante.

Mons. Vincenzo Franco, vescovo Emerito di Otranto.
“Tra poco saremo una colonia islamica e i cristiani devono reagire. Questa gente viene alle parrocchie, riceve pacchi di viveri e nemmeno si degna di dirti grazie. Il nostro compito é fare gratuitamente la carità anche a loro, ma vedo che la nostra nazione sta cedendo con un atteggiamento spirituale e religioso troppo tollerante con gli islamici, pensiamoci”

Mons. Vincenzo Franco, vescovo Emerito di Otranto
(1 Giugno 2010)

Tutte queste dichiarazioni in un'unica intervista. C'è poco da commentare, ognuno tragga le sue conclusioni.

lunedì 31 maggio 2010

L'assalto alla nave aiuti diretta a Gaza,una manovra politica contro Israele?


In Medio Oriente la Marina israeliana ha assaltato la nave turca 'Mavi Marmara' diretta a Gaza per portate aiuti internazionali nonostante il blocco imposto da Tel Aviv. Durante l'attacco alla 'Freedom Flotilla', appartenente ad alcune organizzazioni non governative, sarebbero morti almeno 19 attivisti. A bordo c'erano anche italiani.
Gli israeliani lo avevano promesso e lo hanno fatto. Lo sgomento ipocrita dei media e della popolazione(ma la loro è un indignazione buonista e ignorante) che etichetta Israele come assassini è ridicola e alquanto inutile. Israele è uno stato in guerra e la nave ha tentato di forzare il blocco della Striscia nonostante numerosi avvertimenti. Che poi la reazione degli israeliani sia stata pesante e da condannare nessuno lo esclude. I punti oscuri da chiarire sono tanti: è vero che i dimostranti a bordo hanno attaccato il personale navale israeliano con armi da fuoco e armi leggere, incluso coltelli e bastoni? O è vero che Israele ha intercettato la nave a circa 70 miglia nautiche dal proprio territorio?cosa che in base alla legge internazionale, non avrebbe il dirtto di fare.
Eppure abbiamo un video, trasmesso anche dalla tv satellitare 'al-Arabiya', che dimostra come i volontari avrebbero attaccato per primi,dalle riprese possiamo vederealcuni sacchi pieni di biglie e diversi bastoni trovati all'interno dell'imbarcazione. La situazione è delicata e ho paura che sarà molto difficile arrivare alla verità. Quello che sto per scrivere non piacerà ai benpensanti pacifisti e buonisti: dai fatti emerge che queste accuse ( soprattutto da parte della Turchia che grottescamente parla di regole e diritti umani senza consocerne il significato)sono solo scuse buone per dare addosso a Israele e magari, se è possibile, far fuori un paio di ebrei sparsi nelle ambasciate locali. Adesso attaccare Israele è ancora più facile, perchè comunque vada la colpa sarà degli Israeliani che hanno "iniziato per prima". Ripeto, non va giustificato l'atteggiamento d'Israele ma compreso perchè è una nazione ormai in guerra(che essa sia dichiarata o meno) i patti non sono stati rispettati e Israele ha reagito di conseguenza. E se quello in atto fosse un geniale «colpo-di-stato» che un settore arabo e anti-semita ha organizzato contro Israele?Bisogna andare cauti e stare attenti cone le accuse. Il buonismo(leggi falso pacifismo) spesso è sinonimo di stupidaggine e ignoranza.

domenica 30 maggio 2010

L'emergenza omofobia e il dubbio.


Che gli omosessuali non possano dare esempio di forza lo avevamo capito.I rappresentanti della comunità LGBT sono senza autorità, incerti, malsicuri e non sanno comandare.Lo hanno dimostrato con il precedente governo quando avevano le redini del potere o meglio la comunità omosessuale era rappresentata in parlamento e continuano a confermarlo con certi comunicati vuoti e imbrattati d'ignoranza da luogo comune. La parola (ri)emerge con le prime vampate, sarà il caldo che da alla testa a certi poltici o forse dovrei dire politicanti che si riempiono la bocca con il termine "Emergenza" e si parte con: "emergenza omofobia", "emergenza razzismo".Questa innata intolleranza degli italiani verso il diverso viene etichettata come "emergenza" . Per colmare il dilemma, rispondere alla dolorosa domanda: "Ma si è in mani giuste? Possibile che questa violenza dilagante sia solo un problema momentaneo, passeggero. Che questi politicanti che si fanno portatori della difesa dei diritti e dei doveri dei più deboli abbiano ragione a parlare di emergenza", basta leggere alcune statistiche (Arcigay) che affermano come negli ultimi 18 mesi siano state 20 le aggressioni denunciate, ma per ogni episodio segnalato, bisogna aggiungere dieci che restano sotto silenzio.
Il dubbio è risolto, non esiste nessuna "emergenza omofobia" esiste solo una dilagante disinformazione che parte dalla stessa comunità LGBT e come la peste intacca il resto degli italiani. Sono dati questi che i non-informati ignorano e che gli informati fingono di ignorare per convenienza o malafede. Esiste una cricca di politicanti che dalle loro poltroncine danneggiano la comunità LGBT con i loro comunicati altisonanti ma inutili e vuoti. Passerà anche questo momento d'indignazione come passerà questa estate senza che si risolva un bel nulla. In Italia infatti non esiste una legge contro l'omofobia, una legge che punisca episodi di violenza contro omosessuali.Tutto ciò che il governo ha "regalato" alla causa contro la persecuzione degli omosessuale sono stati dei ridicoli, costosissimi(2 milioni di euro) e insufficienti spot contro l'omofobia di cui non si ha più traccia.Proprio così stiamo parlando di spot pubblicitari,la soluzione a tutte le promesse di questo governo.In questi anni si è affrontato il problema omofobia in maniera errata per i motivi che mi accingo ad esporre. La violenza contro il "diverso" è un problema strutturale e storico.Quando si parla di emergenza si parla di un lasso di tempo breve, dire "emergenza" equivale a dire che l'omofobia sia un problema che sorge con le prime vampate.Quando parliamo di “emergenza omofobia” sbagliamo, il fatto che questo tipo di problema imperversi da così tanto tempo non lo classifica come emergenza. Se continuiamo a parlare di "emergenza omofobia" allora chiediamo pure delle risposte emergenziali.Non dovrebbe essere questa la richiesta. C'è bisogno di un impegno quotidiano,continuo e costante.Non si può contrastare l'omofobia con provvedimenti di emergenza; neanche le telacamere servono a potenziare aspetti che dovrebbero essere riservati a quella azione quotidiana sinergica e costante di formazione civile e personale che dovrebbe essere compito delle istituzioni. Le svolte vere e determinanti avvengono nell'intimità della nostra coscienza; le piazze possono contenere il grido o il silenzio è nei più profondi sentimenti di ognuno che deve trovare luogo la forza di agire e reagire. Non è tempo di attese e indolenze che non hanno mai portato a nulla di utile ne per i singoli e tanto meno per la colletività. Questo parlare di "emergenza" non farà che paralizzare un’indignazione che porti l'italiano medio a ribellarsi, a dire: “Ora basta". Serve la rabbia.Una rabbia lucida e razionale.Serve rabbia e bisogna tenerla tesa. Viviamo in un'epoca in cui l'Inquisizione s'è fatta furba. In parole diverse, ha cambiato volto. Ma la sua essenza è rimasta inalterata. E le vittime dell'ignoranza, della bigotteria, della tartuferia, del manco-di-Ragione diventano una moltitudine.

lunedì 26 aprile 2010

Perchè il Sud non dovrebbe festeggiare i 150 anni dell'Unità D'Italia

Quello che sto per scrivere non va a mischiarsi con il chiacchiericcio leghista che ha invaso i media ultimamente. Nulla a che vedere con la loro tradizione stantia e squallida di essere anti patriottici,campanilisti,ignoranti. La mia intenzione è quella di sollevare il velo di maya che per troppo tempo è stato lasciato sui nostri occhi. Bendati:noi calabresi,noi siciliani,noi pugliesi,noi napoletani, noi cittadini del sud. Quella che stiamo per festeggiare non è l’Unità di un paese bensì il predominio di una popolazione su un'altra. Questi Mille osannati e santificati non si presentarono da noi come compatrioti bensì come conquistatori. In nome di questa Unità d’Italia i meridionali furono incarcerati senza accusa, senza processo e senza condanna. Il paesaggio del Sud divenne terra bruciata con fucilazioni di massa, fosse comuni, paesi che bruciavano sulle colline e colonne di decine di migliaia di profughi in marcia. Quasi nessuno sa che i primi campi di concentramento e sterminio in Europa li istituirono gli italiani del Nord, per tormentare e farvi morire gli italiani del Sud. Questi Mille non erano altro che avanzi di galera. A questa Italia unificata imposero una tassa aggiuntiva ai meridionali, per pagare le spese della guerra di conquista del Sud, fatta senza nemmeno dichiararla. Nessuno sa che il Regno delle Due Sicilie fosse, fino al momento dell’aggressione, uno dei paesi più industrializzati del mondo. Nessuno sa che la prima “Italia” della storia fu un pezzo di Calabria sul Tirreno. Il Sud è stato privato delle sue istituzioni; fu privato delle sue industrie, della sua ricchezza, della capacità di reagire; della sua gente ( con una emigrazione indotta o forzata senza pari in Europa); infine, con un’ operazione di lobotomia culturale, fu privato della consapevolezza di sé, della memoria. Noi non sappiamo più chi fummo. Ed è accaduto come agli ebrei travolti dall’Olocausto(un milione di meridionali furono sterminati dalle truppe sabaude): molti scampati ai lager cominciarono a domandarsi se il male che li aveva investiti non fosse in qualche modo meritato. Lo storico Ettore Ciccotti parlo di “una specie di antisemitismo italiano” nei confronti del Sud. Quel che gli italiani venuti dal Nord ci fecero fu così spaventoso, che ancora oggi lo si tace nei libri di storia e nelle verità ufficiali; si tengono al buio molti documenti che lo raccontano. Una parte dell’Italia, in pieno sviluppo, fu condannata a regredire e depredata dall’altra, che con il bottino finanziò la propria crescita e prese un vantaggio, poi difeso con ogni mezzo, incluse le leggi. La Lombardia “era troppo era troppo piccola per alimentare un sufficiente mercato interno di scambio, e troppo debole per praticare una politica di espansione industriale fuori dei suoi confini, qualunque fosse l’aiuto dello stato” scrive Luigi De Rosa, in La rivoluzione industriale in Italia. “Non molto migliori risultavano le condizioni industriali del Veneto, e così quelle della Liguria.” Il Sud fu unito a forza, svuotato dei suoi beni e soggiogato, per consentire lo sviluppo del Nord. Non siamo un paese, perché è mancata, dopo il Risorgimento, dopo il fascismo, la civilità di esaminarsi e giudicarsi. “Della speme hai fatto strame/tu ci hai dato pianto e fame/ non fa niente: viva il re!” si cantava al Sud, nel 1861. La nostra è storia di crimini impuniti per ragion di stato. E questa assuefazione all’impunità e al sopruso ha una connotazione pure geografica, ha generato un’idea di cittadinanza minore, rassegnata a tollerare, se a proprio danno, quel che per altri è intollerabile. Il Sud divenne terra desolata: corpi lasciati e imputridire in piazza, altri carbonizzati nelle decine di paesi arsi, colonne vaganti di decine di migliaia di profughi, formazioni militari e paramilitari che inferivano, ognuno combattendo la propria guerra: briganti, guerriglieri, soldati savoiardi, milizie private di possidenti filo-piemontesi e di possidenti filo-borbonici,carabinieri,camorristi promossi poliziotti e giustizieri,guardie nazionali,gruppi cittadini “volenterosi” e contadini inferociti. Decine di migliaia di soldati borbonici sono internati in campi di concentramento al nord, il più infame a Fenestrelle, una fortezza a una settantina di chilometri di Torino, su un costone roccioso a oltre 1.200 metri d’altezza, battuto da venti gelidi: la vita media degl’internati non superava i tre mesi; per garantire ulteriore tormento ai prigionieri furono divelte le finestre dei dormitori.Ai napoletani si chiedeva di rinnegare il giuramento alla loro patria e servire Vittorio Emanuele. Pochissimi lo fecero; gli altri preferirono patire (“tutti coperti di rogna e verminia” scrisse La Marmora, che tentò invano di convincerli, irritato dalla loro “avversione”). Perché questo scempio?Semplice. Il Piemonte era pieno di debiti; il Regno delle Due Sicilie pieno di soldi. Al Sud un terzo della popolazione totale, c’era in giro il doppio dei quattrini che nel resto d’Italia messo insieme? “O la guerra o la bancarotta” scrisse il deputato cavouriano Pier Carlo Boggio, nel 1859, nel libretto Fra Un Mese. “L’ex Regno delle Due Sicilie quindi,” scrive Vittorio Gleijeses ne La Storia Di Napoli “sanò il passivo di centinaia di milioni di lire del debito pubblico della nuova Italia e per tutta ricompensa, il Meridione, oppresso dal severissimo sistema fiscale savoiardo, fu declassato quasi a livello di colonia.” Io non festeggerò l’Unità d’Italia perché prima di essere Italiano sono meridionale. Ed essere Meridionale, essere Calabrese è ben diverso che essere Italiani, ancora oggi, forse oggi più di prima. Mi vestirò di nero in segno di lutto quel giorno. Invito anche voi Calabresi, anche voi Sicilia, anche voi Napoletani, anche voi Pugliesi e cosi via abbiate dignità: Chiudete i negozi. Inclusi quelli dei generi alimentari. Chiudete i ristoranti, i bar, i mercati. Chiudete i teatri, i cinema, le farmacie. Chiudete tutto, abbassate le saracinesche,le tapparelle, sigillatevi in casa e metteteci un cartello con su scritto a lettere cubitali «Chiuso per lutto» . Non lasciamoci offendere ancora una volta da questa pagliacciata che chiamano Unità D’Italia.

Simone P. Alliva

venerdì 23 aprile 2010

Perchè i cattolici dovrebbero chiedere le dimissioni di Ratzinger.


Stupri,molestie e abusi sono andati avanti per decenni e le gerarchie ecclesiastiche si sono rifiutate d'intervenire. Ma quando il caso è arrivato all'attenzione di Ratzinger, nel 1996, costui non ha allontanato il colpevole dal sacerdozio. Come può il papa avere una qualche autorevolezza morale su qualsiasi tema fino a quando non spiegherà questi eventi e non si dichiarerà responsabile o pentito o si dimetterà?
Un papa privo di autorevolezza morale non ha senso. Certo, ha il potere ecclesiastico. Ma il potere ecclesiastico senza autorevolezza morale sottolinea il vuoto di un clero che vuole solo perpetuare se stesso senza render conto del suo operato.Ora l'avvocato delle vittime del clero pedofilo Jeff Anderson chiede che il Vaticano consegni le liste dei preti molestatori e i dossier segreti su tutti i casi di abuso da parte del clero. Contro la denuncia presentata in Oregon il Vaticano ha fatto ricordo alla Corte Suprema invocando l'immunità che spetta agli stati sovrani. Il giudizio è ancora sospeso. Continuano le dimissioni di vescovi e le richieste di perdono alle vittime degli abusi. Ma queto percorso di purificazione non sarà mai preso seriamente fintanto che Jospeh Ratzinger non chieda le dimissioni.Naturalmente non si dimetterà, allora di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando della dignità dei cattolici. Nessun genitore dotato di senso riuscirà mai a immaginare di far parte dello stesso universo morale di un uomo del genere. I cattolici dovrebbero abbandonare le gerarchie della chiesa, a loro resta la fede. L'autorevolezza morale della chiesa è finita. Resta la battaglia morale dei credenti che vanno avanti, fino a quando non troveranno salvezza in un Dio che ama i bambini e non li violenta.

Fini è riuscito a scalfire il Partito Dell'Amore, adesso bisogna resistere.



L’autocritica di Fabrizio Cicchitto inquadra la giornata più brutta del Pdl dalla sua nascita: “Sembriamo un gruppo di matti che dopo aver vinto le elezioni si dilania”. Usa questa parla: dilania. Il che fa pensare ad un partito spaccato in due come una mela, eppure non è affatto così. Il PD e quotidiani affini dovrebbero togliersi quel sorriso soddisfatto e smetterla d’ingrassare e gongolare come una spose felici. Il PDL non si spaccherà affatto, Fini ha più volte dimostrato di essere una persona troppo debole e poco coerente , i suoi tirapiedi gli hanno voltato le spalle a favore di una poltroncina sicura e fatta eccezione per qualche coraggioso e dignitoso( come Angela Napoli ad esempio) è stato lasciato solo e sarà costretto a ritornare sui suoi passi. Quest’uomo ha sempre avuto una scarsa capacità di scegliere i suoi collaboratori e il rissoso Ministro La Russa è la prova più concreta. Fini negli ultimi anni si è distinto per una notevole capacità di cambiare idea nei momenti di difficoltà, i suoi tentativi di non lasciarsi oscurare dalla luce dell’Imperatore Silvio ma anzi di cercare anche lui un po’ di quella luce sono noti, pensiamo a quello che disse il 16 dicembre 2007: “Il Cavaliere ha distrutto la Cdl, e ora dovremmo bussare alla sua porta con il cappello in mano e la cenere in testa? Non siamo postulanti. Io tornare all’ovile? Sono il presidente di An, non una pecora”. Ma il pastore chiama e dopo neanche due mesi uno scampanellio ed ecco una dichiarazione di Fini del febbraio 2008: “ Condivido la proposta di Berlusconi di dare al popolo del 2 dicembre, al Popolo della Libertà, un’unica voce in Parlamento. È una pagina storica della politica italiana: il 13 aprile nascerà un nuovo grande soggetto politico ispirato ai valori del Partito popolare europeo e quindi alternativo alle sinistre. Mi auguro che gli amici dell’Udc vogliano scrivere questa importante pagina assieme a noi”. Il resto è storia nota. Probabilmente Fini il coraggioso ha avuto modo all’interno del Partito Dell’Amore di conoscere meglio Silvio Berlusconi e ha capito che il dialogo non esiste, non può esistere. Nessuno è riuscito ancora a capire quale sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma resta il fatto che sarà proprio Fini a raccogliere i pezzi. Forse potremmo sperare in un Fini nuovo, più coerente direi dotato di una resistenza che non ha dimostrato finora. Le premesse ci sono che si ricordasse di quegli uomini per i quali destra faceva rima con “senso dello Stato” e con “ intransigenza verso la criminalità” come Paolo Borsellino e Giorgio Ambrosoli, che se ne ricordasse e prendesse ispirazione. C’è da sperare per lui, ma soprattutto per noi. Quando Silvio Berlusconi se ne andrà, lascerà dietro di sé un Italia profondamente trasformata. Un’Italia trasformata dall’esaltazione dell’individualismo,del trionfo degli interessi privati su quelli collettivi, da una propensione all’evasione fiscale unica in occidente e dall’illegalità diffusa. Ad oggi, merito delle camicie verdi del mi-sunlumbard, Silvio Berlusconi è dotato di un consenso e quindi di un potere smisurato: il presidente del consiglio è popolare anche perché gli italiani approfittano della sua politica tollerante, se non lassista, verso l'illegalità in materia fiscale. Molti hanno sfruttato i vari condoni varati da questo e dai precedenti governi Berlusconi e ora sono solidali con il premier se è sospettato di corruzione o di legami con la mafia.I suoi elettori sono una grande classe media ricca. Berlusconi ha avuto successo perché incarna i valori dominanti nell’Italia di oggi, come la sfiducia verso i politici, il ripiegarsi su stessi e sul proprio clan, e il culto del denaro. Eppure come scriveva Gianrico Carofiglio egli è “culto e conseguenza del male”, l’antidoto sarebbe una persona decisa ,forte e intelligente che sappia affrontarlo in maniera diretta e annullarlo. Non si tratta di mettersi contro Berlusconi o il berlusconismo ma contro una cultura dilagante e degradante per il paese. Noi possiamo sperare che Fini faccia sul serio, che si comporti in maniera seria da vero uomo di una destra che ormai non è che una vecchia signora mezza cieca e mezza sorda. Il PD è un partito formato da persone politicamente inutili e inconcludenti, come diceva Marco Pannella sono una massa di : “Non democratici ma democrati-chi-chi-chini”. Ci voleva Fini a scalfire il Partito Dell’Amore? A quanto pare si. Speriamo che riesca ad apportargli così tante crepe fino disintegrarlo.

mercoledì 7 aprile 2010

Eppure sul disarmo nucleare Obama si sbaglia.


L'ho detto mille volte, non condivido questa politica sul nucleare da parte dell'America.
Cosa dovrebbe fare un paese come l'Iran o il Pakistan o la Corea del Nord? Tenere indifeso, militarmente, un popolo di milioni di abitanti? Rinunciare a vivere in un'era tecnologica, ignorare che oggi esiste il nucleare? Non è regalando minestrine ai poveri che si risolve il problema della povertà, non è con la carità che si risolve il problema della giustizia.
E' innanzitutto proteggendo un popolo dall'altrui voracità e facendo vivere un popolo nella sua epoca: cioè nel domani anziché nello ieri. Un anno fa, parlando a Praga, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva promesso un mondo senza armi nucleari.Oggi ci ripensa.L'obbiettivo è ridurre l'esistente e frenare i paesi, come la Corea del Nord e l'Iran, che scalpitano per entrare sullo scenario nucleare. Si nasconde dietro la voglia di vincere la partita del terrorismo una sete di potere più ampia . Per la lotta al terrorismo non servono armi atomiche. Servono alleati in quello che fino a poco tempo fa era lo schieramento nucleare avverso. Quella che è in atto e che nessuno vuole vedere è una vera e propria "Guerra Fredda". Il mondo è pronto a scoppiare, da una parte la democrazia o cosidetta democrazia e dall'altra una rete unificata di dittatori e teocrati. Forse l'America dovrebbe smetterla di tenere il piede in due scarpe dichiarare apertamente guerra ai regimi teocratici e dittatoriali che dopo aver gettato nell'oscurantismo i loro paesi hanno preso di mira il nostro. Le sanzioni al sanguinario Ahmadinejad non servono più e ricordano tanto quelle che per anni l'America rivolse a paesi come l'Iraq di Saddam Hussein prima della "soluzione finale".Un finale,tra l'altro, che non ha portato a un bel nulla, perchè ormai la libertà era stata cancellata dalle coscienze. Di fatti per Ahmadinejad sia gli Usa che i suoi alleati ( e quindi anche noi)si trovano già nella lista nera. Non è l'Iran che deve ingraziarsi il Presidente Obama ma la Corea Del Nord, quella rappresenta un vero pericolo,una bomba ad orologeria per questa guerra fredda pronta a diventare calda,caldissima. Ahmadinejad non è uno Hitler ma un Mussolini, un cialtrone che manda i propri soldati a morire senza scarpe,senza mangiare. Insomma è un chiaccherone. Ma come insegna la storia , Mussolini diventò realmente pericoloso quando si alleo con Hitler, tale catastrofe può verificarsi da un unione ( non lontana) tra Iran e Corea Del Nord. Urgente sarebbe riportare più dignità, più maturità ad un paese come l'Iran che ha dimenticato questi valori.Spazzare via la teocrazia, spodestare Ahmadinejad. E' l'unica soluzione per un'Iran che ha bisogno di risvegliars dal sonno durato secoli di siccità fisica e morale, secoli di ignoranza. Dopo di chè si può parlare di regolamentazione e mai disarmo. Benedetto sia colui che combatte l'ignoranza, con ogni mezzo, compreso l'uso del nucleare. Maledetto sia colui che la nutrisce con la demagogia e il fanatismo.
Simone P. Alliva

mercoledì 24 marzo 2010

Lettera aperta ai Calabresi in vista delle elezioni Regionali

Non bisognerebbe dare istruzioni di voto. Lo sappiamo tutti il voto è libero e segreto, eppure in questi giorni di campagna elettorale stagnante noi calabresi veniamo costantemente bombardati dai buoni consigli di chi la sa lunga. Uno di questi è certo Aldo Pecora che su "La Stampa" di oggi (24 Marzo) si schiera dalla parte della lista Scopelliti. Quest'eterno rivoluzionario a parole, che sa fare solo il rivoluzionario a parole al nord Italia non in Calabria, dove inganna e ricostruisce una realtà di giovani e onesti calabresi a suo piacimento, insieme al suo mini partito "Adesso Ammazzateci Tutti" che con la Calabria onesta non ha mai avuto nulla a che fare ne avrà mai nulla a che fare. Lui e la sua schiera di ciarlatani ai quali dei calabresi importa quanto a me importa di loro. Cioè nulla. Ostenantano dichiarazioni false , ricostruiscono la storia di una presa di coscienza per porre i loro deretani su comode poltrone politiche. Questo ragazzo simbolo della malafede calabrese a nome dei ragazzi Calabresi ha dato pieno appoggio alla lista di Giuseppe Scopelliti, un uomo che ha già fatto parte dell’amministarzione regionale con Chiaravalloti, collezionando solo disastri. Un uomo che a sentire Pecora sarebbe uno stinco di santo, ignorando forse che nel 2008 il suo nome spuntava tra i 374 sindaci, assessori e funzionari comunali della provincia di Reggio denunciati per omissione di atti d'ufficio, aggravata dall'aver favorito la 'ndrangheta. Come si fa a sbandierare lo stendardo della legalità e poi sostenere chi nell'illegalità ci sguazza ( e ci sta bene)?
Come se non bastasse Giuseppe Scopelliti, ha dato più volte prova della sua ignoranza: non avendo mai sentito parlare di consecutio-temporum pontifica dagli schermi televisivi con mostruosi errori di sintassi.(Non si dice: «Credo che è». Si dice: «Credo che sia» signor candidato.).Questo signore che non conosce nemmeno i confini della regione che intende governare(«Da una parte c'è la Basilicata, dall'altra la Puglia». Ha dichiarato durante la trasmissione radiofonica "Un Giorno Da Pecora".)

Quest'uomo è sostenuto da Aldo Pecora e i suoi seguaci.
Aldo Pecora del resto è uno sgrammaticato che quando lo intervisti non riesce nemmeno a compilare una frase completa, un discorso articolato. Sicché per ricomporre il tutto, scriverlo, pubblicarlo, fai una fatica tremenda.Sono anni ormai che si riempie la bocca di legalità, che lancia fatwe a vuoto questo pomposo incapace ma che con la sua schiera di seguaci non si è minimamente impegnato a ritrovare i 600.000 euro che pare siano stati usati dal movimento dei Ragazzi di Locri, il Fo.Re.Ver( un movimento fantasma della quale Pecora rivendicava la sua appartenenza). Forse sono finiti nelle sue tasche?
Questo voltagabbana che prima sosteneva a viso aperto il pm di Catanzaro Luigi De Magistris, ma che quando quest'ultimo scese in campo, quando si candidò con Antonio Di Pietro gli voltò le spalle dicendo: "De Magistris fece una scelta senza consultare il movimento", quasi a conferma di quello che ho sempre sostenuto ossia che il movimento "Adesso Ammazzateci tutti" non è altro che un mini-partito, cioè un'organizzazione, una cricca, una mafia, nel migliore dei casi una setta che non permette ai suoi adepti di esprimere la propria personalità, la propria creatività. Anzi gliela distrugge o almeno gliela piega.
Questo megalomane che ostacola le associazioni antimafia piccole ma legali e concrete (a differenza della sua)le getta nell'ombra, che sputa su chiunque può rubargli la luce dei riflettori e che non ha mai uno sprazzo di sincerità soltanto quando (en privè) diffama i ragazzi come lui ("Anna Maria Pancallo è un burattino nelle mani dei DS" e tu nelle mani di chi?). Voltagabbana che arranca questa ascesa verso non sappiamo che cosa.Una candidatura?

Calabresi abbiate dignità, andate a votare. Chi?
Angela Napoli su "Il Quotidiano" della Calabria ha scritto "Volete sapere chi vincerà le elezioni in Calabria? La 'ndragheta.I clan avranno la maggioranza assoluta comunque vada a finire.Per questo ho deciso di non andare a votare,non voglio essere complice di quanto sta avvenendo.Mi sono resa conto di decine di candidature all'insegna del trasformismo,di prestanomi,di parenti,di indiziati,di rinviati a giudizio e persino di condannati."
I nomi non sono solo quelli di Loiero ( ex plurindagato) e Scopelliti. C'è anche Callipo ad esempio. Ed altri esempi di onestà intellettuale e politica che non hanno le spalle coperte da mafia e mafiosi travestiti da giovani dal volto pulito. Informatevi e votate.
Dimostriamo di fare parte di quella Calabria pulita, seria, intelligente, dignitosa, coraggiosa, quindi meritevole di rispetto.
Informatevi perchè è proprio il caso di dirlo in Calabria ci pisciano addosso e ci dicono che piove.

martedì 12 gennaio 2010

Fabbrica-Un documentario sul passato per capire il presente.

Guardare questo documentario ci potrebbe aiutare a capire quello che sta succedendo oggi. Non è altro che un ritratto impeccabile di una società che non è cambiata affatto e che lascia ai margini chi ha volontà, i "nuovi schiavi" una volta i meridionali oggi gli immigrati. Noi calabresi dovremmo ricordare quando eravamo noi gli esclusi ai margini.Quando al nord venivamo lasciati su strade fetide e buie dove per dormire non avevamo che qualche scatolone bagnato e per defecare bussolotti colmi di merda. Dove i topi ti mordevano e le zecche non ti facevano dormire. Tutto questo per il diritto più naturale al mondo quello al lavoro. Gli italiani hanno la memoria corta, oltre che l'intelligenza debole.

"In Fabbrica" è una storia di volti, di facce operaie, un ritratto umano delle persone che hanno popolato e popolano le fabbriche italiane. E' un omaggio al loro lavoro, ai loro gesti, alla loro professionalità. E' un mosaico di voci, di dialetti, un ritratto della grande e della piccola fabbrica che insieme ci restituiscono un'immagine dell'Italia.
Questo racconto inizia dal cancello di una fabbrica degli anni Cinquanta. Dietro il portone una massa di lavoratori si prepara ad entrare, alcuni a piedi, altri trascinando una bicicletta o un motorino. Sono vecchie immagini degli archivi Rai, girate dentro una fabbrica siderurgica. All'interno gli operai sono al lavoro: precisi, puntuali calcolano i gesti, sopportano il rumore.
Da questa fabbrica del primo dopoguerra inizia il nostro viaggio attraverso la coscienza operaia del Novecento per comprendere e restituirne tutte le trasformazioni.
La narrazione è affidata alla voce degli operai, sono loro a raccontare il proprio lavoro, le aspirazioni, le sconfitte, le speranze. Il racconto è formato da interviste d'epoca, tratte dagli archivi Rai e Aamod, e da testimonianze dirette raccolte in una fabbrica di oggi. Dall'Italia contadina a quella del miracolo economico, dalle lotte dell'autunno caldo ai 35 giorni di sciopero serrato alla Fiat, fino ai giorni nostri attraverso i volti e le voci operaie

sabato 9 gennaio 2010

Vi spiego quello che succede a Rosarno


E’ trascorso poco più di un anno da quella strage di Castelvolturno, la strage di San Gennaro dove persero la vita sei nigeriani clandestini caduti sotto i colpi del gruppo di fuoco della camorra scissionista dei casalesi. Furono fatte molte ipotesi un anno fa, ma dalle indagini è emerso che nessuno di quegli immigrati era legato o aveva lavorato al servizio della criminalità organizzata. Anche se su una popolazione di 11.000 immigrati, di cui solo 2000 regolari e con una disoccupazione record non è difficile immaginare che molti di essi si dedichino all’ illecito con il beneplacito dei boss locali. Il giorno dopo la strage, per la prima volta in Italia, vi fu una sommossa della comunità di extracomunitari. Chiedevano protezione, rispetto, giustizia. Distruggevano tutto e gridavano “Noi non siamo bestie!”

Due giorni fa un episodio analogo, cambia la latitudine, ci spostiamo nel profondo sud, sparano da un’auto in corsa su un gruppo di lavoratori stagionali. Ne feriscono due, un rifugiato politico con permesso di soggiorno e un clandestino. Urlano i feriti: “Noi non siamo bestie!”. Scoppia la protesta, la comunità africana si mette in marcia sulla via Nazionale, la strada principale di Rosarno e distrugge tutto quello che le capita a tiro. Feriscono una donna mettono a ferro e fuoco la città, si scontrano con i residenti che reagiscono alle violenze, nascono sassaiole, la caccia all’ immigrato, i tentativi di metterli sotto con le auto. L’ultimo bilancio è di 37 feriti, 19 fra gli extracomunitari e 18 fra le forze dell’ ordine.

E fa quasi impressione che il Paese si risvegli come da un torpore e scopra che esiste la Piana di Gioia Tauro come più di un anno fa scoprì la Domitiana. Scoprì che esisteva un universo di baracche dove vivevano ammassati i regolari e gli irregolari, quelli che un lavoro ce l’hanno e quelli che invece mendicano, o peggio, vengono assoldati dalle mafie per gestire l’illecito. Condizioni disumane a Castelvolturno, condizioni disumane per gli stagionali che si spostano più volte l’anno per raccogliere pomodori, arance, olive. Per fare quello che gli italiani ormai non fanno più. E fa quasi impressione che sia una parte del Pil di questo Paese intorpidito. E non è difficile immaginare che in una regione stretta nella morsa della ‘ndrangheta, dove pure per lavorare nei campi devi avere il “permesso”, si sia trattato di un regolamento di conti tra clan rivali e che dietro la guerriglia degli immigrati si nasconda la longa manus dei boss.

La cosa più semplice da fare ora sarebbe quella di punire solo i più deboli, del resto abbiamo già leggi molto feroci da questo punto di vista. Leggi che non favoriscono l’integrazione, ma che al contrario esasperano l’apartheid. Altro è, invece, stanare chi sfrutta il lavoro nero per arricchirsi, chi soffia sul fuoco della disperazione, della paura. Rosarno come Castelvolturno non sono città razziste, così come quelli che vanno a sbarcare il lunario per i campi non sono dei criminali. E soprattutto non sono bestie