martedì 1 dicembre 2009

I Ragazzi di Locri. Quello che non si doveva dire(parte 6)


A tu per tu con Rita Borsellino
I ragazzi di Locri in occasione del “1° Forum per la Legalità” organizzato dall’Osservatorio: Falcone-Borsellino-Scopelliti-Valarioti incontrano Rita Borsellino

Se è vero che da due anni a questa parte è avvenuto presso tutto il territorio Locrideo un risveglio delle coscienze che ha inondato tutta Italia facendo da esempio per molte altre realtà simili(basti vedere i ragazzi di Lamezia o di Napoli). Giorno 21 Novembre 2006 a Soverato nel salone congressi dell’albergo Mirabeau di Gasperina, l’incontro con Rita Borsellino in occasione del “1° Forum Per La Legalità” organizzato dall’Osservatorio: Falcone-Borsellino-Scopelliti-Valarioti, ha incendiato quella voglia di verità che in questi mesi, a causa dei media e della “cattiva informazione” si era assopita diventando niente di più che un una luca fioca pronta a spegnersi. Che una persona sia o meno d’accordo con la sua politica, con la sua ideologia, non si può evitare di rimanere incantati dalle sue parole, che diventano come un meraviglioso stagno dove tutto può annegare. Parole, dure e dolci allo stesso tempo. Verità crude e destabilizzanti. Speranze che diventano certezze inopinabili. Rita Borsellino è una donna la cui ricchezza consiste in una semplicità disarmante, una modestia irritante, una saggezza che nasce proprio il 19 Luglio,giorno in cui suo fratello, il magistrato Paolo Borsellino, venne ucciso con la sua scorta in un attentato mafioso, come lei afferma nel suo ultimo libro dal titolo “Nata il 19 Luglio” e come ribadisce durante il convegno: “Da quel dolore come un parto sono nata io, quando quei gusci di cartapesta si squarciarono, fu come se guardassi la vita per la prima volta”. Da quel giorno Rita, inizia la sua lotta anzi continua la sua lotta che prima di lei avevano intrapreso suo fratello Paolo e Giovanni Falcone che come afferma lei:"Dimostrarono che la mafia poteva essere messa in ginocchio, ma attenzione non sconfitta, per sconfiggerla c’è bisogno di un movimento che coinvolga tutta la società civile”. Ed è così che nasce la carovana anti-mafia a Palermo, un movimento di sensibilizzazione che dalle stragi del 92, percorre tutta Italia e inonda le piazze per dire no alla mafia: “Vi fu la responsabilità-afferma Rita Borsellino- non solo di uno stato, ma di una società che non aveva amato abbastanza Palermo, ognuno doveva assumersi le proprie responsabilità, non solo per quello che non aveva fatto ma per quello che si poteva fare. Negli anni 93 e 94, e purtroppo mi fermo a 94. I risultati si ebbero con leggi ecc, poi lo stato si assopii e ritorno a quella abitudine che soffoca e uccide”. Ed proprio da questa affermazione un po’ stanca e disillusa che nasce la nostra intervista che non è un intervista ma una breve chiacchierata che gentilmente la signora Borsellino ci concede. Una chiacchierata che dura poco ma che pure resta nell’animo. Una conversazione con una grandissima donna ( e l’intervista lo spiega da sé) dal cuore buono come il suo cervello e il cervello limpido come il suo cuore. Una donna che non vive all’ombra di Paolo Borsellino ma ne porta avanti la sua memoria e la sua lotta.

Rita Borsellino è all’apparenza una donna di mezz’età come le altre. Con la sua inseparabile giacca rossa, quei capelli grigi, quel viso stanco e grinzoso, quegli occhi glaciali ma comunque rassicuranti. Nonostante il convegno sia finito già da una mezz’ora, la signora Borsellino, a differenza degli altri ospiti illustri, decido di rimanere per parlare un po’ con i ragazzi,fare qualche foto e firmare qualche copia del suo ultimo lavoro editoriale. Rita Borsellino è così, una donna che ama il contatto diretto con i giovani. Un persona che quando parla intende guardare in faccia il proprio interlocutore, senza distogliere lo sguardo neanche per un secondo, ed è così per tutto il convegno, sicchè si alza in piedi durante il suo intervento: “Mi piace vedervi in faccia” afferma, sfoggiando un sorriso che riscalda più di un qualsiasi abbraccio. La chiacchierata la facciamo in un angolo della sala convegni, mentre i ragazzi e gli altri ospiti sgomberano la sala.

Sa dopo questi anni di politica mi chiedevo se lei crede ancora alla politica con la P maiuscola come si intende classicamente? Mi chiedevo se tante amarezze non l’hanno portata al cinismo o perlomeno al disincanto…

Io ci credo ed è per questo che mi sono decisa a fare politica. Perché la politica bisogna cambiarla, cambiando le persone. Non si può continuare a lamentarsi che l’amor politico è sporco. Ci sono tanti politici, che sporcano la politica. Proviamo a ripulirla.


Cosa pensa dell’omicidio Fortugno e del movimento giovanile che ha coinvolto l’Italia in questi mesi?

L’omicidio Fortugno purtroppo è l’espressione di qualche cosa che conosco molto bene. Di quella criminalità che punta in alto, guarda lontano, e non si ferma davanti a nulla. Quello che è successo con il movimento dei ragazzi di Locri, mi ha fatto rivivere quello che era accaduto a Palermo. Questi fermenti che vengono fuori nel momento di bisogno sono bellissimi, perché sono qualcosa che hanno radici, non possono venir fuori dal nulla. Sono segno che c’è un seme che è germogliato.

Parliamo della commissione anti-mafia.C'è stata un pò di confusione ultimamente perchè Lei, il 2 Ottobre 2006 scrisse al presidente Miccichè il suo dissenso a quella ragionale. Alcuni quotidiani affermano che lei sia contraria anche a quella nazionale presieduta da Francesco Forgione.Chiariamo una volta per tutte questo punto...
Io non avevo dato il dissenso alla commissione nazionale antimafia. Sapevo qual’erano i concorrenti ed erano tutte persone che stimo. Bensì è a quella regionale che io ho dato il mio dissenso e non solo ho dichiarato che non parteciperò, ma ho addirittura presentato un disegno di legge per abrogarla, perché quella commissione, quell’associazione è più un danno che una realtà positiva.

Oggi lei ha detto: “Paolo non poteva venire meno a quelli che erano i suoi ideali”. Ecco quali sono gli ideali ai quali Rita Borsellino non può venire meno?

Gli Ideali di giustizia. Gli ideali di libertà. Gli ideali di dignità. L’uomo per avere la sua dignità deve essere libero e deve avere giustizia.

La sua è un attività difficile e coraggiosa ma anche pericolosa. Come guarda alla morte?

Diceva Paolo:”Avere paura è normale, l’importante è non essere schiavi della paura”. Trovare il coraggio ogni giorno per affrontarla. Se ci credi davvero lo fai.


Simone Alliva
(Tutti i Diritti Riservati a Portale Giovani-Il Laboratorio Culturale dei Giovani Della Locride)

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